sabato 11 ottobre 2014

Gli sguardi che attraversano il tempo - Gabriele Chiesa ci insegna a riconoscere le tecniche fotografiche della seconda metà del XIX secolo e ad amare la fotografia

Un bell'esemplare di Halo daguerreotype raffigurante una giovane donna.
Gli aloni in questo caso erano un abbellimento del ritratto voluto dal fotografo.
A fine example of a Halo Daguerreotype depicting a young woman.
Halos in this case were an embellishment of the portrait wanted by the photographer.

Nell'ambito della manifestazione Phototrace 2014, l'evento di domenica 5 ottobre, presso la Image Gallery di Brescia, è stata un'occasione imperdibile per entrare in contatto con materiali molto rari. Non solo è stato possibile vederli da vicino e analizzarli con una lente, ma, cosa unica in questo campo, si è potuto farli passare di mano in mano tra i vari invitati all'incontro, toccarli e respirarne l'aria di tempi passati.
Come direbbe Chiesa, non s'è trattato soltanto d'assistere ad una lezione di tipo Show and tell ma siamo entrati in un rapporto intimo con le opere in suo possesso, in un vero e proprio Touch and smell show.


During Phototrace 2014, the photographic event organized in Brescia by Gabriele Chiesa, sunday, october 5th, at the Image Gallery of Brescia, there was a great opportunity to come into direct contact with very rare daguerrotypes and other fine materials.
Here, not only was possible to analyze these ancient works and see them in a close up with a magnifying glass, but, only in this meeting it was possible to pass the daguerrotypes from hand to hand among the various invited to the study session, touching and breathing the air of yesteryear.
How Mr. Chiesa would say, it has not only dealt to attend at a lecture type show and tell, but we have entered into an intimate relationship with the works, in a real touch and smell show.

Gabriele Chiesa all'Image Gallery in via Garibaldi n. 16 durante l'illustrazione dei vari pezzi della sua collezione privata
Gabriele Chiesa at the Image Gallery, via Garibaldi n. 16 during the illustration of the pieces from his private collection


Le collezioni appartenenti a Gabriele Chiesa e Paolo Gosio annoverano un gran numero di pezzi molto importanti, tanto che solo i più grandi musei europei e americani possono dire di disporre di una tale ricchezza di esemplari nei loro archivi, anche se questi non sempre dispongono di tutte le rare varianti delle tecniche introdotte dai molti innovatori.
Chiesa ha iniziato a collezionare daguerrotipi più di 45 anni fa, effettuando il suo primo acquisto su una bancarella di un mercante ambulante, a Firenze.
I daguerrotipi prendono il loro nome dal socio di Nicéphore Niépce, Luois Jaques Mandé Daguerre, un artista nato nel 1787 a Corneilles-en-Parisis, un paese a circa 20 Km. A Nord-Ovest di Parigi.
Daguerre, grazie al suo talento, divenne l'allievo prediletto d'Ignace Degotti (il vero nome era forse De Gotti, e fu francesizzato anche in Degotty, Desgoty, Desgotty...) un grande scenografo d'origine piemontese che ideò, con grande successo, sontuose scene per l'Opera de Paris a partire dal 1796.
Daguerre lavorò molto sulle vedute panoramiche, tanto da impegnarsi, insieme a Charles Bouton, un assistente di Pierre Prévost, un grande pittore di panorami, nel dipingere scenografie su diaporama, prima e poi nel diaphanorama, un fondale di carta oleata traslucida retroilluminata, sulla quale erano dipinte delle immagini che davano un maggior senso di tridimensionalità e variazioni prospettiche alla visione generale.
L'idea fu quella di utilizzare grandi dipinti con vedute panoramiche in associazione ad un altro piano traslucido, in questo modo si diede vita ad una nuova forma di spettacolo.
Il primo diorama di questo tipo fu presentato a Parigi nel 1822 ed ebbe una tale eco che dopo qualche tempo si allestì questo tipo di messa in scena anche a Londra.
Parlo di questi diorami e dell'arte di Daguerre per far capire che costui non fu un mero usurpatore dell'invenzione di Niépce, come spesso ci viene presentato, ma un uomo d'ingegno ed un capace imprenditore che ha contribuito in maniera attiva allo sviluppo di tecniche che hanno dato modo alla fotografia di evolversi in maniera autonoma con una propria dignità espressiva.
I daguerrotipi e molte delle immagini originali con cui siamo entrati in contatto, grazie alla lungimiranza ed alla generosità dei nostri amici collezionisti bresciani che, pur di farci conoscere nel dettaglio questi piccoli capolavori hanno in qualche modo messo a rischio i loro beni, sono immagini positive in copia unica, la cui visione è un'esperienza emozionante e coinvolgente.
Non è possibile avere un'idea di ciò che si parla se non si ha la possibilità di apprezzare di persona e da vicino immagini difficilmente ricopiabili o stampabili e spesso impossibili da fotografare. Non che questi oggetti un po' magici non lascino un'impronta di se stessi, ma i fondi lucidi, o le tenui tracce di ciò che hanno registrato, non sempre hanno qualità capaci di trasmettere una valida idea della loro delicata bellezza attraverso una riproduzione.
A riconferma di questo fatto, posso aggiungere che ho saputo che, negli ultimi anni, grazie all'esistenza dei siti di aste online, Chiesa e Gosio hanno effettuato molti dei loro acquisti in questo modo, imparando a valutare degli oggetti in maniera quasi empirica; questo modo di operare delle visioni a distanza, ha talvolta dato luogo a sviste ed errori di valutazioni, arrivando poi ad avere in mano pezzi che poco o niente avevano a che fare con quello che si sperava d'acquistare.
Altre volte invece, la scommessa d'acquisto ha dato luogo ad inaspettate nuove scoperte.
I daguerrotipi vanno isolati dall'aria tramite un vetro di protezione e dei metalli malleabili che ne sigillano la chiusura al di sotto della cornice di presentazione e la scatoletta a libro che ne agevolava il trasporto, nei primi tempi fatta di legno, in seguito prodotta in altri materiali. Nonostante queste precauzioni, esistono dei batteri che effettuano aggressioni biologiche  aggredendo il vetro, che in fase di restauro può essere sostituito, l'argento ed addirittura il rame che compone lo strato di supporto alla lastra di argento sensibilizzato.
Per non parlare poi della fragilità di certi oggetti che si sono deteriorati durante le spedizioni o il normale maneggiamento dei pezzi. Se si pensa che ogni pezzo è unico, si comprende meglio l'entità del danno subito a livello non soltanto economico, ma culturale per l'intera comunità di ricerca e studi iconografici e gli appassionati di queste tecniche pionieristiche, oltre che per le future generazioni.
Un'altra cosa interessante da sapere è che le lastre di rame non erano argentate in modo elettrolitico, ma schiacciate. Uno strato d'argento veniva steso a pressione sopra la lastra di rame di supporto.
Nel 1839, la diffusione pubblica del procedimento daguerrotipico venne decisa perché ci si rendeva conto che sarebbe stato difficile far pagare dei diritti ad ogni persona che avesse voluto cimentarsi in questa tecnica, così fu lo stato francese a riconoscere una certa cifra in denaro a Luois Daguerre (Niépce morì nel 1833) e a donare al mondo la possibilità di registrare delle immagini con una tecnica piuttosto complicata da gestire, ma capace di sorprendere ed estasiare il pubblico.
All'inizio ci fu molto entusiasmo da parte degli aspiranti daguerrotipisti, ma poi, poco alla volta, si comprese che questa tecnica non era alla portata di tutti, in più, la scarsa sensibilità del procedimento rendeva la realizzazione di ritratti quasi un azzardo.
Fu grazie all'inglese John Goddard ed al francese Antoine Claudet che vennero scoperti nuovi procedimenti chimici in grado di aumentare la sensibilità delle lastre; fu poi proprio Claudet a mettere a punto anche una tecnica per la colorazione dei daguerrotipi, per sopperire ad una carenza insita in questo procedimento.
La colorazione permetteva di rendere più vivi i soggetti ed era anche molto gradita dai fruitori di miniature erotiche, perché il tono grigio di certi soggetti dava loro una parvenza un po' troppo cadaverica e poco desiderabile.
Un altro passo avanti fu fatto grazie all'austriaco Josef Petzval che progettò un obiettivo più luminoso, in grado di far scendere ancora i tempi d'esposizione.
Molti altri fotografi effettuarono le loro modifiche a questi procedimenti, dando vita ad un gran numero di varianti che poi sono diventate molto ricercate dai collezionisti.
Intorno al 1850 la daguerrotipia era conosciuta anche in estremo oriente, dove ci furono degli studi fotografici che operarono in India ed a Hong Kong, ma fu soprattutto negli Stati Uniti d'America che la tecnica di Daguerre venne apprezzata, si sviluppò e probabilmente diede origine alle opere migliori.
La vita del daguerrotipo fu tuttavia abbastanza breve ed intorno al 1855, la nuova tecnica del collodio umido iniziava ad avere un buon successo, anche per la possibilità di poter stampare delle copie, cosa che non si poteva fare da una lastra di rame argentata e lucidata, la cui immagine era già abbastanza difficile da leggere normalmente.
Alla mattinata era presente un altro noto collezionista: Gianni Parpani di Lodi, specializzato nella ricerca di Carte de visite, che un po' timidamente ha mostrato qualche rara fotografia in suo possesso, illustrandoci brevemente le caratteristiche di queste immagini, a loro modo anch'esse uniche, perché nel tempo trascorso dalla loro stampa, ben poche copie sono rimaste ancora in circolazione.


The collections belonging to Gabriele Chiesa and Paolo Gosio include a large number of very important pieces, so that only the largest museums in Europe and America can claim to have such a wealth of specimens in their archives, even if they do not always have all the rare variants of the techniques introduced by many innovators.
Chiesa began to collect daguerreotypes more than 45 years ago, making his first purchase from the stand of a traveling merchant in Florence.
Daguerreotypes take their name from the partner of Nicéphore Niépce, Louis Jacques Mandé Daguerre, an artist born in 1787 in Corneilles-en-Parisis, a village about 20 Km. North-West of Paris.
Daguerre, thanks to his talent, he became the favorite pupil of Ignace Degotti (the real name was perhaps De Gotti, and was also called in Degotty, Desgoty, Desgotty ...) a great designer who was native to Piemonte and made, with great success, sumptuous scenes for the Opera de Paris since 1796.
Daguerre worked a lot on the painted views. With Charles Bouton, an assistant of Pierre Prévost, a great painter of landscapes, he organized a special diorama show, and then in the first diaphanorama, a backlit translucent bottom of wax paper, on which were painted images that gave a greater sense of three-dimensionality and perspective changes to the overall vision. Continuing to experiment new forms of enentertainment, Daguerre had the idea to use large paintings with panoramic views in combination with another translucent plan, so to gave birth to a new public show.
The first diorama of this type was presented in Paris in 1822 and had such a big echo everywhere that after some time he set up this type of staging also in London.
I speak of these dioramas and of the art of Daguerre to make it clear that he was not a mere usurper of the invention Niépce, as he was often presented to us, but a man of genius and a capable entrepreneur who has contributed actively to the development of techniques that gave way to photography to evolve independently with its own expressive dignity.
Daguerrotypes and many of the original images that we came in contact, thanks to the foresight and generosity of our fellow collectors from Brescia which, although let us know in detail these little masterpieces have somehow put at risk their goods, are positive images in a single copy, whose vision is an exciting and engaging experience.
You can not have an idea of what you talk about, if you do not have the chance to appreciate in person and up close these pictures, hard to copy or to print and often impossible to photograph. Not that these magic objects do not leave an imprint of themselves, but the funds transparencies, or the subtle traces of what you have seen, do not always have quality capable of providing a good idea of their delicate beauty through reproduction.
In recent years, thanks to the existence of online auction sites, Gosio and Chiesa have made many of their purchases in this way, learning to evaluate objects in an almost empirical way. This mode to view things at a distance, has sometimes resulted in oversights and errors of assessment. Sometimes, having in hand the pieces purchased showed tha they had little or nothing to do with what you hoped to buy, but other times, the bet purchasing has led to unexpected discoveries.
Daguerrotypes should be isolated from air by a protective glass and malleable metals which seal the closure below the frame of presentation and the booklet box that facilitated the transport. In earlier times the box was made of wood, later it was produced in other materials. Despite these precautions, there are bacteria that perform biological aggression to the glass, that during the restoration phase may be replaced. Even the copper and the silver that composes the support layer to the sheet of sensitized silver coul be attacked by bacterias.
Not to mention the fragility of certain items that are damaged during shipment or the normal handling of the pieces. If you think that every piece is unique, we can better understand the extent of the damage level is not only economic, but cultural for the entire research community of iconographic studies and fans of these pioneering techniques, as well as for future generations .
Another interesting thing to know is that the copper plates were not treated with an electrolytic process, but a layer of silver was crushed by pressure above the copper plate support.
In 1839, the public dissemination of the daguerreotypy proceedings was decided because everybody realized that it would be difficult to pay for the rights to every person who wanted to try their hand at this technique, so it was the French state to recognize a certain amount of money to Louis Daguerre (Niépce died in 1833) and to give the world the ability to record images with a technique quite cumbersome to manage, but able to surprise and enrapture the audience.
At first there was a lot of enthusiasm on the part of the aspiring photographers, but then, little by little, it was realized that this technique was not available to everyone. In addition, the low sensitivity of the procedure made the realization of portraits a long and difficult work.
It was thanks to the English John Goddard and the French Antoine Claudet that were discovered new chemical processes capable of increasing the sensitivity of the plates; was then precisely Claudet to develop also a technique for coloring daguerreotypes, to make up for a deficiency inherent in this procedure.
The coloring allowed to make more live subjects and was also very appreciated by users of erotic miniatures, because the gray tone of certain subjects gave them an appearance a bit too cadaverous and undesirable.
Another step forward was made thanks to the Austrian Josef Petzval who designed a brighter lens, which can further reduce the exposure times.
Many other photographers carried out their changes to these processes, giving rise to a large number of variants that have become highly sought after by collectors.
Around 1850 the daguerrotipia was also known in the Far East, where there were photographic studios who worked in India and Hong Kong, but it was above all the United States of America that the technique of Daguerre was appreciated, developed and probably reached the best results.
Daguerreotype life, however, was quite short, and around 1855, the new technique of wet collodion began to have some success, including the possibility of being able to print copies, which could not be done from a polished sheet of copper and silver, whose image was hard enough to read normally.
In the morning there was another well-known collector: Gianni Parpani of Lodi, which specializes in finding Carte de Visite. A bit shyly he showed me some rare photographs in his possession and briefly he described the characteristics of these images, in their own way also unique, because in the time that has elapsed since their release, very few copies are still in circulation.


Gianni Parpani mostra una carte de visite della sua collezione privata stampata all'albumina
Gianni Parpani shows a carte de visite albumen prints from his private collection

Anche André Adolphe Eugène Disdéri (1819-1889) fu un fotografo che proveniva da precedenti esperienze nella pittura, nel teatro e nel diorama. Iniziò a lavorare come daguerrotipista, intorno al 1848 a Brest, città di sua moglie Geneviève Francart e poi si trasferì a Parigi, dove si procurò una clientela ricca e molto nota. Nel 1854 mise a punto un suo metodo personale per la realizzazione dei famosi ritratti in formato carte de visite: la sorte gli fu a lungo favorevole, ma poi Disderì morì in miseria.


Even André Adolphe Eugène Disdéri (1819-1889) was a photographer who came from previous experience in painting, theater, and in the diorama. He began working with the daguerreotype around 1848 in Brest, the city of his wife Geneviève Francart and then moved to Paris, where he acquired a rich and well known clientele.
In 1854 he developed his own method for the construction of the famous portraits in carte de visite format: the fate was in his favor for a long time, but then Disdéri died in misery.

Chiesa e Gosio si sono trovati di fronte a molto materiale da catalogare e del quale erano andate perse persino le terminologie che talvolta sopravvivono in lingua inglese, francese, o tedesca, così, nel libro da loro scritto: Dagherrotipia, Ambrotipia, Ferrotipia, processi unici e tecniche antiche nel ritratto fotografico che sta per vedere la terza edizione, rivista e corretta, molte parole che servono ad indicare un particolare elemento che compone il daguerrotipo, o una determinata tecnica sono stati ridefiniti.
Un esempio: il pad, imbottitura che compare alla sinistra della cornice che contiene l'immagine daguerrotipica, in lingua italiana è diventato il cuscinetto, il case, l'astuccio, il preserver, la cornice, e via così.
Inoltre è accaduto che di alcuni procedimenti è rimasto il nome, ma si è perduta la conoscenza di ogni dettaglio tecnico, rendendo difficile l'identificazione dei materiali.
Gli studi effettuati sui pezzi in loro possesso prevedono l'apertura del contenitore della lastra per verificare le condizioni generali dell'immagine e stabilire se bisogna provvedere ad un restauro conservativo, oppure no.
Le lastre, all'epoca erano punzonate dal produttore con un suo marchio; nell'apertura delle lastre, Chiesa e Gosio hanno catalogato ben 178 diversi simboli differenti, mentre  i musei americani avevano trovato soltanto 60 diversi hallmark, tra i pezzi delle loro collezioni, questo fatto ci dice molto sulla ricchezza d'esemplari e sul valore delle raccolte presenti in Italia.


Chiesa and Gosio faced with a lot of material to be cataloged and which had been lost even the terminology that sometimes survives in English, French, or German, as well, in the book they wrote: Daguerreotype, Ambrotipia, tintype, unique processes and ancient techniques in portrait photography that is going to see the third edition, revised and corrected, many words are used to indicate that a particular element of the daguerreotype, or a certain technique, have been redefined.
An example: the pad that appears to the left of the frame that contains the slab, in Italian became the cuscinetto, the case, the astuccio, the preserver, the cornice, and so on.
It also happened that of some processes remained the name, but it has lost the knowledge of every technical detail, making it difficult to identify the materials.
The studies carried out on the pieces in their possession include the opening of the container of the slab to inspect the general condition of the image and determine if it is necessary to provide for a restoration, or not.
The plates were punched from the manufacturer with its own brand; opening the slabs, Chiesa and Gosio have cataloged 178 different different symbols, while American museums had found only 60 different hallmark, between the pieces of their collections, this fact tells us much about the wealth and the value of specimens preserved in Brescia.

Silhouette su fondo dorato
Silhouette on a golden background

Physionotrace

Caryon daguerrotype

Prosopographus

Lastra di daguerrotipo
Daguerreotype slab

Talbotype

Il retro di un Talbotype firmato da Henneman & C. London
The back of a Talbotype signed by Henneman & C. London

Daguerrotype

Tra gli spettatori, fotografi, restauratrici, collezionisti, esperti sperimentatori di tecniche antiche, operatori culturali e amanti della fotografia argentica
Among the spectators, photographers, restorers, collectors, experts experimenters of ancient techniques, cultural workers and lovers of argentic photography


Ambrotype da 1/9 di lastra in montaggio quadretto inglese
Ambrotype in English frame 1/9 slab

Ambrotype da 1/6 di lastra in montaggio di quadretto inglese 
Ambrotype in English frame 1/6 slab

Ambrotype in montaggio di quadretto europeo "French frame"
Ambrotype in French frame

Giovanni Sinico ascolta le impressioni  di Dick Arentz relative all'esposizione dei materiali antichi nella mattinata del 5 ottobre 2014
Giovanni Sinico listening to the impressions of Dick Arentz regarding the exposure of old materials in the morning of October 5th, 2014


Daguerrotipo finemente tinto a colori: studio londinese di Claudet
Daguerreotype finely colouredin the Claudet's London studio

Coral Ambrotype osservato per riflessione
Coral ambrotype observed by reflection

Coral Ambrotype osservato per trasparenza: in questo esemplare il vetro è colorato in pasta con una densa tinta viola
Coral ambrotype observed for transparency: in this specimen the glass is colored with a dense purple tint

Ambrotype da 1/6 di lastra in montaggio europeo "French frame"
Ambrotype French frame 1/6 slab

Pannotype

Un pannotype sotto la lente d'ingrandimento
A pannotype under the magnifying glass

Un Pannotype di Pfeiffer
A Pfeiffer Pannotype

Il retro del Pannotype
The back of the Pannotype

Ferrotipi o Tintypes (il secondo è un tintype chocolat)
The Tyntype on the right is a Chocolate Tintype

Melainotype: brevetto del 1856 dal quale si sviluppò il ferrotipo o tintype
Melainotype: patent of 1856 from which developed the tintype

Ferrotipo - Caratteristico del fotografo ambulante l'uso del fondale che in questi casi non si ha nemmeno cura di inquadrare correttamente. Ferrotipi americani.
Tintype - Characteristic of the street photographer the use of the backdrop that in these cases he did not even care to frame properly. Americans Tyntypes.

Ferrotipo, si notano i segni dell'ossidazione sotto l'emulsione fotosensibile che solitamente si manifestano con delle bolle.
Tyntype, there are signs of oxidation under the photosensitive emulsion which usually occur with bubbles.

Ferrotipi americani in montaggio Carte de Visite
American tyntypes assembled in Carte de Visite style

Ferrotipo italiano - Ricordo del Lido di Venezia
Italian Tyntype - Souvenir of Venice Lido

Gabriele Chiesa esibisce una lastra a colori Ivorytype americana spiegando gli elementi che la compongono, sullo sfondo Gianpaolo Gosio
Gabriele Chiesa shows an American colour slab called Ivorytype explaining the elements that make it. On the background: Gianpaolo Gosio

Aspetto della coloritura sul dorso della lastra Ivorytype
The back of the Ivorytype

Vista ravvicinata di una rara lastra Ivorytype americana
Close-up view of a rare American plate Ivorytype

Chi è Gabriele Chiesa e come è diventato collezionista
Nato nel 1950, ex insegnante di tecnologia alle scuole medie è appassionato da sempre di fotografia, si autodefinisce un "fotografologo".
Egli racconta che la sua gioia di esibire ed esibirsi risale ad un episodio dell'infanzia.
All’età di due anni, la nonna lo pose in uno scatolone, al centro della stanza più grande di una cascina padronale. Familiari e parenti attorniavano il piccolo Gabriele in occasione di un giorno di festa e lo convinsero che, se si fosse concentrato abbastanza, sarebbe stato in grado di fare un uovo.
Ciò in effetti accadde. L’uovo uscì davvero dallo scatolone (poiché qualcuno lo estraeva senza che il bimbo se ne accorgesse), ed ogni volta sollevava l’entusiastico applauso degli spettatori, accompagnato appunto dalle ‘ovazioni’. Sorpreso, divertito e incoraggiato nel constatare con quanta facilità gli fosse consentito di ottenere il primo importante successo sociale, si impegnò a fondo. Ancora oggi, Chiesa afferma di non spiegarsi come quella sera abbia potuto fare una mezza dozzina di uova. Tuttavia ciò fu determinante per la sua formazione: l’approvazione di un pubblico in tripudio scatena le endorfine e genera una sensazione di benessere di cui egli non ha più potuto privarsi, da qui nasce il piacere d'avere delle persone che lo ascoltino, così come il suo amore per l'educazione e l'insegnamento.
Scopre le fotografie a 5 anni, quando arrivarono a casa sua le immagini dei ricordi delle vacanze estive, sotto forma di diapositive: erano le prime Ferraniacolor scattate con una Kodak Retina IIa che montava un luminoso Schneider Xenon da 50mm f 2.
Insieme al padre, ritaglia la pellicola per infilare i fotogrammi in telaietti metallici sotto vetro. 
Per quegli anni, proiettare le diapositive delle vacanze sul muro è un'esperienza magica che, evidentemente, mette in moto qualcosa d'importante nella sua fantasia.
Più per un condizionamento sociale, che per effettiva convinzione, il giovane Gabriele si diploma perito meccanico in una città come Brescia, in cui negli anni d'oro delle officine e delle industrie meccaniche, si riusciva ad assicurarsi un lavoro anche due anni prima di terminare le scuole tecniche.
Chiesa prosegue i suoi studi, si laurea in scienze politiche, presentando una tesi su: "Uso e la funzione sociale dell'album di famiglia" con l'aiuto di Ando Gilardi; si orienterà verso un indirizzo sociale per prendere l'abilitazione all'insegnamento del diritto, materia che non insegnerà mai, in quanto preferisce insegnare applicazioni tecniche nelle scuole medie.
Chiesa ritiene che la passione per il collezionismo sia una forma di eredità della cultura contadina della sua famiglia d'origine, famiglia in cui non si buttava via nulla, nemmeno gli oggetti rotti; un po' perché questi possono sempre tornare ad essere utili, ma soprattutto per una non cosciente forma d'animismo un po' rustico che lui ha saputo interpretare in modo razionale.
Ogni oggetto, specie quelli consumati che hanno terminato la funzione per la quale erano stati acquistati, con l'uso si sono caricati di tensioni che danno storia e quasi vita all'oggetto stesso.
Gli attrezzi di lavoro rappresentano qualcosa delle persone che le hanno usate e fanno sì che gli altri membri della famiglia vedano queste cose con particolare affetto, di conseguenza essi non potrebbero mai gettare un pezzo della storia di una persona loro cara.
Pietro Chiesa, il padre, era appassionato di fotografia, così Gabriele crescendo ha capito che questo mezzo espressivo catturava non soltanto le persone, ma anche il tempo.
La fotografia è per questo una disciplina magica che agisce come una macchina del tempo, raccogliendo i frammenti delle vite, seminati da chi ci ha preceduto.
I suoi primi due daguerrotipi, Gabriele li ha comprati a Firenze, nel 1970, poiché a quei tempi studiava fotografia, poi non ha più smesso, né di studiare fotografia, né di ricercare nuove immagini da salvaguardare.
Ha incontrato Paolo Gosio per coincidenza, circa una decina d'anni fa, poiché questi aveva letto di un articolo che parlava proprio della passione di Gabriele Chiesa per il collezionismo.
Adesso, i due bresciani che per un'altra casualità risultano quasi vicini di casa, portano avanti una collezione simbiotica che permette loro di acquisire, di comune accordo, sempre nuovi pezzi ad integrazione di ciò che già possiedono entrambi.
A conclusione dell'intervista, Gabriele esterna la preoccupazione sua e del suo collega Gianpaolo Gosio per il destino storico del patrimonio finora raccolto. Troppe volte le donazioni ai musei italiani non hanno prodotto concreti vantaggi culturali per la collettività, ma sono finite dimenticate in qualche deposito, spesso mal conservate.
La conclusione è che <Il collezionista tutela il bene culturale con più amore della più pura delle istituzioni>
In un paese come l'Italia, come dargli torto? Tony Graffio

Si ringrazia Gabriele Chiesa per la collaborazione nella stesura di questo articolo e per aver messo a disposizione i pezzi unici della sua collezione e di quella di Paolo Gosio per le riprese fotografiche.


Who is Gabriele Chiesa and why he has become a collector
Born in 1950, he was a former technology middle school teacher, he has always been passionate about photography, he describe himself as a “ Photographologist."
He says that his joy of exhibiting and performing dates back to an episode of childhood.
At the age of two years, his grandmother put him in a box, in the center of the largest room of a manor farm. Family and friends surrounded the little Gabriele during a day of celebration and convinced him that if he concentrated enough, it would have been able to make an egg.
This in fact happened. The egg really came out of the box (because someone pulled out without the child being aware of it), and every time raised the enthusiastic applause of the audience, accompanied by the note 'cheers'. Surprised, amused and encouraged to note how easily he was allowed to get the first important social success, he committed himself to the bottom. Even today, the Church says he does not explain how that night was able to do half a dozen eggs. However, this was instrumental in its formation: the approval of a public riot triggers endorphins and creates a feeling of well-being that he could no longer deprive yourself, here comes the pleasure of having people listen to him, so as his love for education and teaching.
Turns out the photographs in five years, when they arrived at his house the images of the memories of the summer holidays, in the form of slides: the first Ferraniacolor were taken with a Kodak Retina IIa which was equipped with a bright Schneider Xenon 50mm f 2.
Together with his father, they cut the film to insert frames in metal frames under glass.
For those years, projecting the vacation slideshows on the wall is a magical experience that, of course, sets in motion something important in his imagination.
More for a social conditioning, which for actual conviction, the young Gabriele graduated mechanical engineer in a city like Brescia, where in in the golden years of the workshops and mechanical industries, they were able to secure a job even two years before ending technical schools.
Chiesa continued his studies, he graduated in Political Science, with a thesis on: "Use and the social function of the family album" with the help of Ando Gilardi; later he will be directed to a business address to get the qualification to the right, matter that does not teach you anything, as it prefers to teach technical applications in secondary schools.
Chiesa believes that the passion for collecting is a form of inheritance of the peasant culture of his family of origin, family do not throw anything away, not even broken items; a little because they can always go back to being useful, but especially for a non-conscious form of animism a bit rustic that he has interpreted in a rational way.
Every object, especially those who have completed consumed the function for which they were purchased, you are charged with the use of tensions that give the story and almost life object itself.
Work tools represent something of the people who have used them and cause other family members see these things with particular affection, therefore they could never throw a piece of the history of a person their loved one.
Peter's Church, the father, was fond of photography, so Gabriele growing understood that this means of expression captured not only people, but also time.
Photograph is a magical discipline that acts as a time machine, picking up the pieces of lives sown by those who preceded us.
Gabriele boughthis first daguerreotypes in 1970, in Florence, because at that time he was studying photography, and then never stopped, nor to study photography, or to search for new images to be protected.
He met Paolo Gosio coincidentally, about a dozen years ago, because he had read an article that talked about the passion of Gabriele Chiesa for collecting.
Now, the two friend from Brescia for another chance are almost neighbors, continuing a symbiotic collection that allows them to acquire, by common consent, always new pieces to complement what they already own both.
At the conclusion of the interview, Gabriele outside his concern and his colleague Gianpaolo Gosio for the historical destiny of the assets so far collected. Too many times donations to the italian museums have not produced tangible cultural benefits to the community, but ended up forgotten in some storage, often poorly preserved.
The conclusion is that <The Collector protects the cultural property with much more love than the purest of the public institutions>
In a country like Italy, who could blame this sentence? Tony Graffio



I would like to thank Gabriele Chiesa for his cooperation in the preparation of this article and for having made available the unique pieces of his collection and Paul Gosio's collection to take the pictures.



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