mercoledì 1 ottobre 2014

Emozioni alla gomma bicromatata


Prova di stampa Van Dyke Brown di Roberto Montanari
Leudo Rivano fotografato ad Albenga

Camera Chiara
Sabato 27 settembre 2014, presso la biblioteca di Dergano-Bovisa, ha avuto luogo un incontro con Roberto Montanari, un appassionato di antiche tecniche fotografiche che nella serata ha esposto, di fronte al pubblico intervenuto all'evento, la storia delle principali antiche tecniche di stampa fotografica dandone infine una dimostrazione pratica, in particolare sulla gomma bicromatata e il procedimento Van Dyke.
Le occasioni per prendere contatto con chi si occupa di queste pratiche sono abbastanza rare, perciò sono andato ad assistere a questa serata organizzata dall'Associazione Camera Chiara e dal suo presidente, Giacomo Fognini, che si sono fatti promotori di una rassegna d'appuntamenti culturali bene articolati in uno spazio pubblico di periferia che ha accolto con interesse questa bella proposta.

Il volantino della manifestazione a partecipazione libera

L'appuntamento a cui io ho partecipato era dedicato ad un paio di antiche tecniche di stampa poiché all'epoca dei pionieri della fotografia non esistevano carte fotografiche come le intendiamo oggi ed ogni fotografo preparava da sé il tipo di supporto che avesse le caratteristiche desiderate.
Con l'avvento dell'industria fotografica e dei moderni metodi di stampa, molte tecniche sono andate in disuso, mentre le conoscenze utili a preparare i supporti sensibili sono pian, piano state dimenticate. E' soprattutto grazie alla passione di alcune persone, ed al loro amore per la fotografia tradizionale che è stato possibile riscrivere alcune antiche ricette e metterle in pratica per ottenere copie uniche di immagini che rievocano i gusti estetici del passato. Queste opere, oltre a soddisfare la nostra brama per le cose belle, ci danno chiaramente prova della genialità di uomini eccezionali che esprimevano la loro competenza professionale unendo allo stesso tempo acume, volontà e ottime capacità manuali, doti oggi difficilmente individuabili in una sola persona.

La serata si è articolata in due fasi distinte, una prevalentemente teorico/narrativo/descrittiva ed un’altra pratica. Riporto qui una sintesi dei miei appunti sull’intervento con l’aggiunta di ulteriori mie ricerche sull’argomento.

Camera Obscura
A differenza di ciò che in genere avviene nel buio totale, o quasi, per le tecniche antiche di stampa, la preparazione, la stesura dell'emulsione, l'allineamento del negativo, lo sviluppo, il fissaggio, ovvero tutte le fasi necessarie per l'ottenimento di una stampa possono essere effettuate in camera chiara e quindi anche in presenza di luce (tenue) ad incandescenza.
Questa possibilità, ha reso molto più godibile la dimostrazione pratica del Montanari che prima ha parlato al pubblico, illustrando alcuni suoi pensieri personali mentre rievocava le tappe più importanti in cui i ricercatori, in circa 150 anni, hanno ottenuto risultati di rilievo scientifico.

Alcuni interessanti passaggi
Gli arabi, tra i secoli X ed XI furono tra i primi a realizzare la camera oscura con l'intento d'osservare l'eclissi di sole, grazie al principio che un'immagine si forma dai raggi di luce che passano attraverso un piccolo foro.
Il primo a parlare in modo scientifico del principio della camera obscura fu Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico, collegando il suo funzionamento all'occhio umano. Furono poi i pittori rinascimentali e post-rinascimentali, tra i quali i vedutisti veneziani (Canaletto) e i fiamminghi a ricorrere all'uso della camera obscura per realizzare i propri dipinti.
L'esemplificazione dei principi della camera oscura è la fotografia stenopeica.
Per realizzare un'immagine con questa tecnica può bastare anche una semplice scatola di cartone opportunatamente scurita all’interno e sulla quale viene praticato un piccolissimo foro. All’interno della scatola nella parete opposta a quella dove è praticato il foro viene sistemato il materiale fotosensibile (carta fotografica o pellicola).
Il piccolo foro permetterà il passaggio “virtuale” di un solo raggio per ciascun punto illuminato del soggetto. Il materiale sensibile viene poi sviluppato e trattato come nello sviluppo di una normale stampa in bianco nero.
Roberto Montanari e le sue scatole preferite

Per meglio far capire alcuni concetti della camera obscura, il nostro relatore ha portato con sé e mostrate alle persone intervenute al seminario alcune semplici scatole da scarpe e di latta da biscotti che lui utilizza per effettuare delle riprese stenopeiche e mostrato poi i risultati ottenuti. Ha mostrato anche diverse fotografie precisando che le scatole possono essere caricate sia con fogli di carta fotosensibile che con pellicole (quest’ultima opzione naturalmente più costosa per ovvie ragioni).
Dai negativi ottenuti possono poi essere ricavate stampe sia con metodi tradizionali (camera oscura) oppure attraverso moderni sistemi di stampa digitale acquisendo i negativi con scanner. Montanari con i soci della associazione Carpe Diem di Sestri Levante effettua spesso dimostrazioni didattiche presso le scuole elementari e medie e per fare ciò preparano tante “fotocamere” con carta fotografica che è un buon metodo per ottenere validi risultati a basso costo.
Per chi fosse interessato ad approfondire le questioni tecniche della stenoscopia, consiglio di consultare la pagina didattica di Riccardo Gazzarri. http://www.riccardogazzarri.it/Did_Pin-hole/Pin-hole02.html dove troverete tantissime utili info tecniche per realizzare buone fotografie e apparecchi.


Fotografia stenopeica di R. Montanari

Le origini della fotografia
Montanari cita questa frase di J. W. Goethe “Ciascuno vede ciò che si porta nel cuore” affermando che anche per lui la fotografia è emozione, o comunque un mezzo che serve ad esprimere e a comunicare emozioni agli altri.


La camera obscura realizzata a Sestri Levante dall'associazione Carpe Diem

La fotografia nasce nel momento in cui si riesce a fissare in maniera permanente l'immagine effimera della camera obscura.
Nel XVII secolo, Johann Heirich Schulze fu il primo che studiò la fotosensibilità dei Sali d'argento e con i suoi esperimenti riuscì ad ottenere la prima fotocopia in negativo, appoggiando un foglio di carta con un disegno sopra un altro foglio di carta sensibilizzato con calce e nitrato d'argento.
Verso la fine del 1700, Thomas Wedgwood, uno scienziato britannico, utilizzò per primo il nitrato d'argento e riuscì ad ottenere una specie di disegno fotogenico che poi osservava e faceva osservare ad altri in luce attenuata, per non far svanire l'immagine troppo rapidamente, poiché ancora non si riuscivano a fissare le immagini in modo stabile.
Fu il francese Nicéphore Niépce, nel tentativo di migliorare le tecniche litografiche che introdusse l'uso delle lastre di rame, al posto dei blocchi di pietra, lastre sulle quali stese del bitume di Giudea ed espose alla luce del sole per 8 ore, ottenendo così una copia dell'immagine del Cardinale George d'Ambois. Il bitume si indurì e rimase debolmente
fissato, grazie ad una soluzione di acqua e sale.
Fu l'incontro tra Niépce e Louis Daguerre e la loro collaborazione, non sempre semplice, a portare alla scoperta di altri componenti chimici, come i vapori di mercurio, che si dimostrarono validi per riuscire ad ottenere delle buone immagini fotografiche. E' Daguerre che proseguendo il lavoro del socio Niépce perfezionò il primo procedimento
in grado di registrare fedelmente e stabilmente l'immagine della
camera obscura. Nel 1839, con la pubblicazione degli studi sulla daguerrotipia si considera nata una nuova scienza, o arte, la fotografia.
Nello stesso periodo, fu importante l'apporto di altri scienziati quali: William Harry Talbot che con la sua Calotipia diede modo di produrre un negativo dal quale tirare altre copie, e del chimico e astronomo John Herschel che con l'introduzione dell'iposolfito di sodio diede finalmente la possibilità di rendere le immagini stabili nel tempo, eliminando gli alogenuri d'argento non esposti.
Herschel fu anche l'inventore della cianotipia e colui che propose i termini di negativo e positivo per indicare i prodotti della ripresa e della stampa. L'idea di fondo per diffondere l'uso della fotografia è stata possibile proprio grazie all'impiego dell'iposolfito di sodio, un sale che si usa tutt'ora per questi scopi. Sebbene la ripresa sia sempre eseguita con composti fotosensibili a base d'argento, negli anni successivi, le tecniche di stampa si moltiplicarono a dismisura, sia sotto la spinta di una ricerca di maggior stabilità delle immagini nel tempo, sia nel tentativo d'accreditare la fotografia come un'arte nobile, al pari della pittura.
In fotografia, le tecniche di stampa utilizzabili sono tantissime, ciascuno può trovare il modo migliore per veicolare meglio ciò che è più vicino al proprio modo di sentire il mondo circostante, o ad esprimere i propri sentimenti.
Si possono distinguere 3 principali gruppi di tecniche antiche di stampa fotografica, nel primo possiamo ascrivere le tecniche argentiche, ovvero daguerrotipia, calotipia, carta salata e carta all'albumina.
Nel secondo gruppo possiamo inserire le tecniche ai sali ferrici: cianotipia, Brown Van Dyke, platinopalladiotipia, callitipia nera o simil platinotipia.
Il terzo gruppo è invece quello delle tecniche ai bicromati alcalini e qui troviamo: la stampa al carbone, l'oleotipia, la stampa al carbone, la gomma bicromatata.

Montanari si trova suo agio con la stampa alla gomma bicromatata ed ha deciso di dedicarsi prevalentemente a questa tecnica che richiede una certa manualità. Il laboratorio è costituito da strumenti semplici: foglio da disegno, un negativo di grande formato, colori ad acquarello, o
pigmenti, pennelli, colla di pesce, gomma arabica, bicromato di potassio, un misurini graduati, bacinelle di plastica, acqua, guanti di gomma, la luce del sole o un bromografo a luce UV, una montatura a pressione che tenga a contatto il negativo e la carta da impressionare e poco altro.
Questa tecnica fu in uso dal 1860 al 1920, ma da una ventina d'anni a questa parte, questo metodo sta tornando in voga tra molti appassionati ed i fotografi che vogliono offrire qualcosa di speciale ai loro clienti.
Questo tipo di stampa viene ripetuto più volte sullo stesso foglio con vari passaggi ed il negativo messo a registro, da almeno 3 aghi, richiede concentrazione e riflessione.
Con questo modo di procedere non si può tornare sui propri passi come schiacciando un bottone: quello che è fatto è fatto e se si sbaglia bisogna ricominciare da capo, ottenendo un risultato diverso ogni volta, a seconda di come si stende la gomma e di ogni altra cosa che si fa, perché in un'attività manuale ogni gesto diventa unico.
La fotografia è un unione di 2 processi, uno ottico e l'altro chimico: la luce forma l'immagine, la chimica la fissa e la connota, a seconda della reazione che produce.

A questo punto della serata c'è stato un piacevole interludio musicale in cui Charlotte Zeiher ha suonato al pianoforte La fanciulla con i capelli di lino di Debussy.


Margherita, una partecipante all'incontro, ha modo di cimentarsi nella stesura dell'amalgama fotosensibile ed in altre fasi del processo creativo dell'immagine, sotto la direzione di R. Montanari

Riassumo le fasi operative
Per prima cosa bisogna trattare il foglio di carta da disegno al cotone 100% con una soluzione di gelatina di colla di pesce che serve per rendere la carta meno deformabile e poter mettere a registro l'immagine, nelle successive fasi di stesura di gomma arabica sul foglio.
La gelatina viene sciolta in una soluzione d'acqua tiepida a circa 40° C. di temperatura, dopodiché il foglio su cui verrà stampata la fotografia è tenuto in ammollo per 10 minuti.
Terminata questa fase, si cola il foglio e lo si mette ad asciugare in un armadietto asciutto, al buio.
Otre che ad evitare le deformazioni della carta dopo diversi passaggi, la collatura serve anche a mantenere i bianchi puliti.
Questa tecnica, come tutte le tecniche antiche è soggettiva, ogni stampatore ha il suo metodo ed i suoi segreti. Si passa poi alla sensibilizzazione del foglio.
La gomma arabica in polvere va colorata sciogliendola in acqua distillata insieme a pigmenti o colori ad acquarello.Il bicromato di potassio (sostanza da usare con attenzione, da non respirare, non ingerire e non tenere a contatto della pelle per la sua tossicità e sospetta cancerogenità) in polvere va sciolto all'11% in acqua. Se ne usano circa 2 o 3 C.C. Si mescola l'amalgama della gomma colorata con il bicromato di potassio e si stende questa miscela sul foglio di carta con un pennello. Il foglio poi viene messo a contatto con l'emulsione del negativo di grande formato che potrà essere una pellicola fotografica, oppure un acetato speciale stampato con una stampante a getto d'inchiostro, in un torchietto. Si tratta di fogli di Pet un po' lattiginosi chiamati acetati pittorici. La gomma arabica in presenza del bicromato di potassio s'indurisce alla luce del sole o di lampade UV. Le parti bianche del negativo lasciano passare la luce e faranno indurire la gomma, quelle nere invece non lasceranno passare luce, pertanto daranno luogo alle parti bianche della fotografia che si scioglieranno più facilmente rispetto a quelle nere che si saranno indurite.
Una volta che il foglio di carta con l'amalgama di gomma, colorante e bicromato di potassio viene immerso nell'acqua, le parti più chiare si sciolgono. L'acqua nella bacinella è a temperatura ambiente.
Le gomme hanno profondità perché sono state stese in più strati, volendo si può stendere anche solo uno strato, ma naturalmente, più strati si stendono, più interessante diventerà l'immagine finale. Generalmente si fanno 4, o 5 passaggi. I colori si possono anche mischiare con stesure diverse in ogni passaggio, o cambiare le
proporzioni dell'amalgama, in modo da rendere il colore della gomma bicromatata più o meno densa, oppure in modo da ottenere una specie di quadricromia che dà luogo a fotografie a colori.


Stesura della gomma sul foglio

Questa tecnica piace molto, proprio per l'intervento manuale che personalizza il risultato finale.
Una spennellatura aiuta ad accellerare i tempi per togliere gomma dall'immagine. Un'altra soluzione che aiuta ad agire sui toni dell'immagine consiste nel concentrare un getto d'acqua su quelle zone che si vogliono ammorbidire o alleggerire.
L'ultima fase è l'asciugatura.


La gomma bicromatata si sviluppa in acqua

Van Dyke Brown
Questa è una tecnica abbastanza semplice ai sali di ferro.
Si prepara un amalgama (in luce attenuata) di ferrocitrato ammoniacale + nitrato d'argento + acido tartarico da stendere sulla carta (in luce attenuata) che potrà essere collata o meno con la gelatina di pesce, o anche semicollata per tecniche miste in cui è previsto un cambio di colore. L'amalgama va mescolato con una bacchetta di vetro perché gli strumenti metallici possono inquinare l'emulsione.
Anche in questo caso si mette la carta sensibilizzata a contatto con il negativo di grande formato in un apposito torchietto, si espone in un bromografo per circa 2 minuti di tempo e si sviluppa in acqua. Si lava, si fissa in iposolfito di sodio, si lava fino ad eliminare l'eccesso di iposolfito e poi si asciuga all'aria appendendo il foglio con una molletta ad un filo, od in altro modo.
I prodotti chimici utilizzati in questa tecnica vanno maneggiati con attenzione evitando inalazione, ingestione e contatto con la pelle.


Fissaggio in bacinella del Van Dyke Brown realizzato durante la dimostrazione in biblioteca

Chi è Roberto Montanari
Nasce a Sestri Levante nel 1957 ed in questa città della riviera ligure vive e lavora. Si appassiona alla fotografia all’inizio degli anni ottanta, dedicandosi particolarmente al bianco e nero.
Intorno alla metà degli anni novanta si avvicina ai “primi sguardi” della fotografia e, affascinato dalle possibilità creativo/espressive e dalla manualità racchiuse nelle antiche tecniche di ripresa e di stampa, ha iniziato a praticarle. Si dedica alla stenoscopia, alla fotoceramica, al Van Dyke Brown ed alla gomma bicromatata. Nel 2004 entra a far parte del gruppo Rodolfo Namias e nel 2006 con Lanfranco Colombo organizza il festival della fotografia “Sestri Levante – Una penisola di luce” e le edizioni successive. Ama il reportage, sia che si tratti di pura documentazione che di quello che vuol proporre attraverso la visione di situazioni, luoghi o eventi, riflessioni più intime, spesso personali. Per comunicare i suoi pensieri ed emozioni, per aumentarne la profondità, per trasmettere con forza ciò che sente utilizza spesso la tecnica della gomma bicromatata. Cerca di coniugare un certo stile “moderno” che ha nel modo di vedere con la tecnica antica che gli permette, attraverso “gomme multiple” di ottenere matericità e a restituire profondità, resa tonale e sovente un certo senso di mistero. Tony Graffio

English text



Camera Chiara
Saturday, September 27th, 2014, at the public library of Dergano-Bovisa a quarter of Milan, it had been a meeting with Roberto Massari, an expert of antique photographic techniques who has shown, in about 3 hours, the story of the major discoveries that have led photography to obtain images on cotton paper using the technique of gum bichromate and the procedure called Van Dyke Brown, to finally give a practical demonstration in front of the public interested at the event.
The opportunities to make contact with anyone involved in these practices are quite rare, so I went to attend this evening organized by the association Camera Chiara and its president, Giacomo Fognini, who have been promoting an exhibition of cultural events well articulated in this public space.
The meeting in which I participated was dedicated to a couple of antique printing techniques because at the time of the pioneers of photography did not exist photographic papers such as we understand it today, and every photographer was preparing himself the kind of support that had the desired characteristics.
With the advent of the photographic industry and of modern printing methods, many techniques have gone into disuse, while useful knowledge to prepare the sensitive media are slowly been forgotten. It 's only thanks to the passion of some people, and their love for traditional photography that it was possible to rewrite some old recipes and put them into practice to get unique copies of images that evoke the aesthetic tastes of the past. These works, as well as satisfy our craving for beautiful things, give us clear evidence of the genius of exceptional men who expressed their professional competence at the same time by combining insight, will and good manual skills, talents today hardly found in one person.

Camera Obscura
Unlike what usually occurs in total darkness, or nearly so, to the darkroom techniques, preparation, preparation of the emulsion, the alignment of the negative, development, fixing, or all the steps necessary for obtaining a release to the gum bichromate and Van Dyke Brown, can be made in the light of ordinary bulbs, because it's only ultraviolet light which hardens the gum bichromate and that impresses the emulsion used for the Van Dyke Brown.
This possibility, which has made it much more enjoyable the first practical demonstration of the Mountanari who spoke to the audience, explaining some of his personal thoughts as he recalled the most important stages in which researchers, in about 150 years, they got the results of scientific relief

The evening was divided into two distinct phases, a mainly theoretical/narrative/ descriptive and another practice. I quote here a summary of my notes on the intervention with the addition of further my research on the subject.

Some interesting passages
The Arabs, including the X and XI century were among the first to realize the dark room with the intent to observe the eclipse of the sun, thanks to the principle that an image is formed by light rays that pass through a small hole
The first to speak in a scientific manner of the principle of the camera obscura was Leonardo da Vinci in the Codex Atlanticus, linking its operation to the human eye.
There were then post-Renaissance and Renaissance painters, including the painters of Venice (Canaletto) and the Flemish to resort to the use of the camera obscura to achieve their paintings.
The exemplification of the principles of darkroom is pinhole photography.
To realize an image with this technique may be sufficient even a simple cardboard box suitably darkened inside and on which is drilled a small hole. Inside the box in the wall opposite the hole is where is placed the photosensitive material (photographic paper or film).
The small hole will allow the passage of a "virtual" single ray for each point of the illuminated subject. The sensitive material is then developed and treated as in the development of a normal print in black and white.
In order to better understand some of the concepts of the camera obscura, the spokesman has brought and shown to people attended the seminar some simple shoe boxes and tin box from cookies that he uses to make the shoot pinhole and then showed the results.
He showed several photographs stating that the boxes could be charged with sheets of paper with photosensitive films (the latter option of course more expensive for obvious reasons). From the negative results can then be obtained prints with both traditional methods (darkroom) or via modern digital printing systems with acquiring the negative scanner. Montanari with the members of the association Carpe Diem of Sestri Levante frequently make educational demonstrations at the elementary and middle schools, and prepare to do what so many "cameras" with photo paper that is a good way to get good results at low cost.
For those interested in exploring the technical issues of the pinhole, please consult the page of Richard Gazzarri teaching. http://www.riccardogazzarri.it/Did_Pin-hole/Pin-hole02.html
where you will find lots of useful technical information to make good photographs and appliances.

The origins of photography
Montanari quotes this sentence from JW Goethe "Each one sees what he carries in his heart," saying that for him photography is emotion, or at least a medium which serves to express and communicate emotions to others.

The photograph comes at a time when you are unable to permanently fix the ephemeral image of the camera obscura.
In the seventeenth century, Johann Heinrich Schulze was the first who studied the photosensitivity of silver salts and with his experiments he was able to get the first copy in the negative, by placing a sheet of paper with a drawing on another sheet of paper sensitized with lime and silver nitrate.
Towards the end of 1700, Thomas Wedgwood, a British scientist, first to use silver nitrate and managed to get a kind of photogenic drawing that was then observed and observing others in subdued light, not to dispel the image too quickly, because we still do not managed to fix the images in a stable manner.
It was the Frenchman Nicéphore Niépce, in an attempt to improve the lithographic techniques that introduced the use of copper plates, instead of blocks of stone slabs on which lay the bitumen of Judea and exposed to sunlight for 8 hours, thus obtaining a copy of the image of Cardinal George d'Ambois. The bitumen hardened and remained weakly
fixed, thanks to a solution of water and salt.
It was the meeting between Niépce and Louis Daguerre and their collaboration, not always easy to lead, to join the discovery of other chemicals, such as mercury vapor, which proved to be valid to be able to get good photographs. It was Daguerre who, continuing the work of the partner Niépce perfected the first procedure able to record faithfully and stably the image of the camera obscura. In 1839, with the publication of studies on daguerrotipia is considered to born a new science, or art, photography.
At the same time, it was important the contribution of other scientists such as William Harry Talbot who with his calotype gave way to produce a negative from which to pull other copies, and the chemist and astronomer John Herschel that with the introduction of sodium thiosulphate finally gave the opportunity to make images stable over time, removing the unexposed silver halide.
Herschel was also the inventor of the cyanotype and the one who suggested the terms of the positive and negative to indicate the products of the shooting and the press. The basic idea for spreading the use of photography was made possible thanks to the use dell'iposolfito sodium, a salt that is still used for these purposes. Although the recovery is always performed with light-sensitive silver-based compounds, in later years, the techniques of printing multiplied enormously, both under the pressure of
a search for greater image stability over time, both in an attempt to accredit the photograph as a noble art, like painting.
In photography, printing techniques used are many, each of us can find the best way to convey better what is closest to their own way of feeling the world around them, or to express their feelings.
We can distinguish three main groups of ancient techniques of photo printing, we can ascribe the silver techniques in the first as daguerrotipia, calotype, salted paper and albumen paper.
In the second group we can put the ferric salts technics: cyanotype, Van Dyke Brown, platinopalladiotype, callitipia black or like platinotype.
The third group is instead one of the techniques to bichromates alkaline and here we find: the carbon print, the oleotipia, the carbon print, the gum bichromate.

Montanari is comfortable with the gum bichromate printing and decided to devote himself mainly to this technique which requires some skill. The laboratory consists of simple tools: drawing paper, a large-format negative, watercolors, or pigments, brushes, gelatin, gum arabic, potassium dichromate, a graduated measuring cup, plastic bowls, water, rubber gloves, sunlight or UV light in a contact printer, a frame to keep in contact pressure that the negative and paper to impress and little else.
This technique was in use from 1860 to 1920, but for twenty years now, this method is making a comeback among many fans and photographers who want to offer something special to their customers.
This type of printing is repeated several times on the same sheet with various steps and put the negative to register for at least 3 needles, requires concentration and reflection.
With this approach you cannot retrace your steps as pushing a button: what's done is done and if you fail you have to start over, getting a different result each time, depending on how you hang the rubber and each other thing that you do, because in a manual task every gesture becomes unique.
The photograph is a union of two processes, one optical and the other chemical: the light forming the image, the chemistry and the fixed connotes, depending on the reaction that produces.

At this point in the evening there was a pleasant musical interlude in which he played the piano Charlotte Zeiher The girl with hair of flax Debussy.

Summarize the operational phases
First you need to treat the sheet of drawing paper to the 100% cotton with a jelly solution of gelatin that is used to make the paper less deformable and able to put the image in register, subsequent stages of gum arabic writing on sheet.
The gelatin is dissolved in a solution of warm water at about 40 ° C. temperature, after which the sheet on which is printed the photograph is held to soak for 10 minutes.
After this phase, it runs off the sheet and put it to dry in a dry cupboard, in the dark.
That bottle to prevent the deformation of the paper after several steps, the sizing is also used to keep the white clean.
This technique, like all ancient techniques is subjective, every printer has its own method and its secrets. He then goes on to raise awareness of the sheet.
Gum arabic powder dissolution in distilled water should be colored with pigments or colors to acquarello. The potassium dichromate (substance to be used with care, do not breathe, do not swallow and do not keep in contact with the skin for its toxicity and suspected carcinogenicity) powder must be dissolved in water to 11%. If you use about 2 or 3 D.C. It mixes the amalgam of colored rubber with potassium dichromate and is spread this mixture on the sheet of paper with a brush. The sheet is then placed in contact with the emulsion of the negative of large size which may be a photographic film, or a special acetate foil prnited with an inkjet printer, in a printing frame. These Pet sheets are a bit milky are called pictorial acetates. Gum arabic in the presence of potassium dichromate hardens in sunlight or UV lamps. The white parts of the negative let pass in the light will harden the gum, the black ones instead do not let you pass light, therefore give rise to white parts of the image that will melt more easily than the black ones that you will be cured.
Once the sheet of paper with the combination of rubber, dye and potassium dichromate is immersed in water, the lighter parts dissolve. Water in the basin is at room temperature.
The gum have depth because they have been put forth in several layers, if you want you can stretch out even just one layer, but of course, the more layers you stretch, the more interesting will become the final image. Generally you do 4 or 5 steps. The colours can also be mixed with different drafts in each step, or change the proportions of amalgam, in order to make the colour of the dichromate gum more or less dense, or so as to obtain a kind of four-color process that gives rise to color photographs.
This technique is really nice, just for the manual intervention that customizes the final result.
Brushing helps to speed up the time to remove rubber from the image. Another solution that helps you to act on the tones of the image is to focus a jet of water on those areas that you want to soften or lighten.
The last step is the drying.

Van Dyke Brown
This is a technique quite simple at iron salts.
To Prepare an amalgam (under subdued light) of ferrocitrato ammoniacal silver nitrate + tartaric acid to spread on the paper (under subdued light) which may be sized or less with fish gelatine, or even halfglued for mixed techniques in which it is provided a colour change. The amalgam should be mixed with a glass rod for metal instruments can contaminate the emulsion.
In order to improve the richness of the intermediate tones, it is advisable to apply a second time the emulsion after the first draft has dried. Even in this case it puts the sensitized paper in contact with a large format negative in a special printing frame, is exposed in a contact printer for the right amount of time and develops in water. Washes, fixed in sodium thiosulphate, washed up to eliminate the excess of thiosulphate and then air drying hanging the sheet with a clothespin to a wire, or other manner.
The chemicals used in this technical should be handled with care to avoid inhalation, ingestion and skin contact.

Who is Roberto Montanari
He was born in Sestri Levante in 1957 and in this city on the Ligurian Riviera lives and works. A passion for photography in the early eighties, devoting himself particularly to black and white.
Around the mid-nineties approaches the "first looks" of photography and intrigued by the possibilities creative / expressive and manual enclosed in the ancient techniques of shooting and printing, started to practice them. He is dedicated to pinhole, the photoceramic, at the Van Dyke Brown and gum dichromate.
In 2004 he joined the Rodolfo Namias Group and in 2006 with Lanfranco Colombo he is organizing the "Sestri Levante - A peninsula of light" photography festival and the subsequent editions. He loves the reportage, whether it be pure documentation of what he wants to propose through the vision of situations, places, or events, innermost thoughts, often personal. To communicate his thoughts and emotions, to increase the depth to convey what he feels strongly, often uses the technique of gum dichromate.
He attempts to combine a "modern" style that has to do with the way the ancient technique that allows, through "multiple gums" to get materiality and return depth, tonal, and often a sense of mystery. Tony Graffio


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