Prova di stampa Van Dyke Brown di Roberto Montanari
Leudo Rivano fotografato ad Albenga
Camera Chiara
Sabato
27 settembre 2014, presso la biblioteca
di Dergano-Bovisa, ha avuto luogo un incontro con Roberto Montanari,
un
appassionato di antiche tecniche fotografiche che nella
serata ha
esposto, di fronte al pubblico intervenuto all'evento, la storia
delle principali antiche
tecniche di stampa fotografica dandone
infine
una dimostrazione pratica, in
particolare sulla gomma bicromatata e il procedimento Van Dyke.
Le
occasioni per prendere contatto con chi si occupa di queste pratiche
sono abbastanza rare, perciò sono andato ad assistere a questa
serata organizzata dall'Associazione Camera Chiara e dal suo
presidente, Giacomo Fognini, che si sono fatti promotori di una
rassegna d'appuntamenti culturali bene articolati in uno spazio
pubblico di periferia che ha accolto con interesse questa bella
proposta.
Il volantino della manifestazione a partecipazione libera
L'appuntamento
a cui io ho partecipato era dedicato ad un paio di antiche tecniche
di stampa poiché all'epoca dei pionieri della fotografia non
esistevano carte fotografiche come le intendiamo oggi ed ogni
fotografo preparava da sé il tipo di supporto che avesse le
caratteristiche desiderate.
Con
l'avvento dell'industria fotografica e dei moderni metodi di stampa,
molte tecniche sono andate in disuso, mentre le conoscenze utili a
preparare i supporti sensibili sono pian, piano state dimenticate. E'
soprattutto grazie alla passione di alcune persone, ed al loro amore
per la fotografia tradizionale che è stato possibile riscrivere
alcune antiche ricette e metterle in pratica per ottenere copie
uniche di immagini che rievocano i gusti estetici del passato. Queste
opere, oltre a soddisfare la nostra brama per le cose belle, ci danno
chiaramente prova della genialità di uomini eccezionali che
esprimevano la loro competenza professionale unendo allo stesso tempo
acume, volontà e ottime capacità manuali, doti oggi difficilmente
individuabili in una sola persona.
La
serata si è articolata in due fasi distinte, una prevalentemente
teorico/narrativo/descrittiva ed un’altra pratica. Riporto qui una
sintesi dei miei appunti sull’intervento con l’aggiunta di
ulteriori mie ricerche sull’argomento.
Camera
Obscura
A
differenza di ciò che in genere avviene nel buio totale, o quasi,
per le tecniche antiche
di stampa,
la preparazione, la stesura dell'emulsione, l'allineamento del
negativo, lo sviluppo, il fissaggio, ovvero tutte le
fasi necessarie per l'ottenimento di una stampa possono essere
effettuate in camera chiara e quindi anche in presenza di luce
(tenue) ad incandescenza.
Questa
possibilità, ha reso molto più godibile la dimostrazione pratica
del Montanari che prima ha parlato al pubblico, illustrando alcuni
suoi pensieri personali mentre rievocava le tappe più importanti in
cui i ricercatori, in circa 150 anni, hanno ottenuto risultati di
rilievo scientifico.
Alcuni
interessanti passaggi
Gli
arabi, tra i secoli X ed XI furono tra i primi a realizzare la camera
oscura con l'intento d'osservare l'eclissi di sole, grazie al
principio che un'immagine si forma dai raggi di luce che passano
attraverso un piccolo foro.
Il
primo a parlare
in modo scientifico
del principio della camera obscura fu Leonardo da Vinci nel Codice
Atlantico, collegando il suo funzionamento all'occhio umano. Furono
poi i pittori rinascimentali e post-rinascimentali, tra i quali i
vedutisti veneziani (Canaletto) e i fiamminghi a ricorrere all'uso
della camera obscura per realizzare i propri dipinti.
L'esemplificazione
dei principi della camera oscura è la fotografia stenopeica.
Per
realizzare un'immagine con questa tecnica può bastare anche una
semplice scatola di cartone opportunatamente scurita all’interno e
sulla quale viene praticato un piccolissimo foro. All’interno
della scatola nella parete opposta a quella dove è praticato il foro
viene sistemato il materiale fotosensibile (carta fotografica o
pellicola).
Il
piccolo foro permetterà il passaggio “virtuale” di un solo
raggio per ciascun punto illuminato del soggetto. Il materiale
sensibile viene poi sviluppato e trattato come nello sviluppo di una
normale stampa in bianco nero.
Roberto Montanari e le sue scatole preferite
Per
meglio far capire alcuni concetti della camera obscura, il nostro
relatore ha portato con sé e mostrate alle persone intervenute al
seminario alcune
semplici
scatole da scarpe e di latta da biscotti che lui utilizza per
effettuare delle riprese stenopeiche e mostrato poi i risultati
ottenuti. Ha mostrato anche diverse fotografie precisando che le
scatole possono essere caricate sia con fogli di carta fotosensibile
che con pellicole (quest’ultima
opzione naturalmente più costosa per ovvie ragioni).
Dai
negativi ottenuti possono poi essere ricavate stampe sia con metodi
tradizionali (camera oscura) oppure attraverso moderni sistemi di
stampa digitale acquisendo i negativi con scanner. Montanari
con i soci della associazione Carpe Diem di Sestri Levante effettua
spesso dimostrazioni didattiche presso le scuole elementari e medie e
per fare ciò preparano tante “fotocamere” con carta fotografica
che è un buon metodo per ottenere validi risultati a basso costo.
Per
chi fosse interessato ad approfondire le questioni tecniche della
stenoscopia, consiglio di consultare la pagina didattica di Riccardo
Gazzarri. http://www.riccardogazzarri.it/Did_Pin-hole/Pin-hole02.html
dove troverete tantissime utili info tecniche per realizzare buone
fotografie e apparecchi.
Fotografia stenopeica di R. Montanari
Le
origini della fotografia
Montanari
cita questa frase di J. W. Goethe “Ciascuno vede ciò che si porta
nel cuore” affermando che anche per lui
la fotografia è emozione, o comunque un mezzo che serve ad esprimere
e a comunicare emozioni agli altri.
La camera obscura realizzata a Sestri Levante dall'associazione Carpe Diem
La
fotografia nasce nel momento in cui si riesce a fissare in maniera
permanente l'immagine effimera della camera obscura.
Nel
XVII secolo, Johann Heirich Schulze fu il primo che studiò la
fotosensibilità dei Sali d'argento e con i suoi esperimenti riuscì
ad ottenere la prima fotocopia in negativo, appoggiando un foglio di
carta con un disegno sopra un altro foglio di carta sensibilizzato con
calce e nitrato d'argento.
Verso
la fine del 1700, Thomas Wedgwood, uno scienziato britannico,
utilizzò per primo il nitrato d'argento e riuscì ad ottenere una
specie di disegno fotogenico che poi osservava e faceva osservare ad
altri in luce attenuata, per non far svanire l'immagine troppo
rapidamente, poiché ancora non si riuscivano a fissare le immagini
in modo stabile.
Fu
il francese Nicéphore Niépce, nel tentativo di migliorare le
tecniche litografiche che introdusse l'uso delle lastre di rame, al
posto dei blocchi di pietra, lastre sulle quali stese del bitume di
Giudea ed espose alla luce del sole per 8 ore, ottenendo così una
copia dell'immagine del Cardinale George d'Ambois. Il bitume si
indurì e rimase debolmente
fissato,
grazie ad una soluzione di acqua e sale.
Fu
l'incontro tra Niépce e Louis Daguerre e la loro collaborazione, non
sempre semplice, a portare alla scoperta di altri componenti chimici,
come i vapori di mercurio, che si dimostrarono validi per riuscire ad
ottenere delle buone immagini fotografiche. E' Daguerre che
proseguendo il lavoro del socio Niépce perfezionò il primo
procedimento
in
grado di registrare fedelmente e stabilmente l'immagine della
camera
obscura. Nel 1839, con la pubblicazione degli studi sulla
daguerrotipia si considera nata una nuova scienza, o arte, la
fotografia.
Nello
stesso periodo, fu importante l'apporto di altri scienziati quali:
William Harry Talbot che con la sua Calotipia diede modo di produrre
un negativo dal quale tirare altre copie, e del chimico e astronomo
John Herschel che con l'introduzione dell'iposolfito
di sodio diede finalmente la possibilità di rendere le immagini
stabili nel tempo, eliminando gli alogenuri d'argento non esposti.
Herschel
fu anche l'inventore della cianotipia e colui che propose i termini
di negativo e positivo per indicare i prodotti della ripresa e della
stampa. L'idea di fondo per diffondere l'uso della fotografia è
stata possibile proprio grazie all'impiego dell'iposolfito
di sodio, un sale che si usa tutt'ora per questi scopi. Sebbene la
ripresa sia sempre eseguita con composti fotosensibili a base
d'argento, negli anni successivi, le tecniche di stampa si
moltiplicarono a dismisura, sia sotto la spinta di una
ricerca di maggior stabilità delle immagini nel tempo, sia nel
tentativo d'accreditare la fotografia come un'arte nobile, al pari
della pittura.
In
fotografia, le tecniche di
stampa
utilizzabili sono tantissime, ciascuno può trovare il modo migliore
per veicolare meglio ciò che è più vicino al proprio modo di
sentire il mondo circostante, o ad esprimere i propri sentimenti.
Si
possono distinguere 3 principali gruppi di tecniche antiche di stampa
fotografica, nel primo possiamo ascrivere le tecniche argentiche,
ovvero daguerrotipia, calotipia, carta salata e carta all'albumina.
Nel
secondo gruppo possiamo inserire le tecniche ai sali ferrici:
cianotipia, Brown Van Dyke, platinopalladiotipia, callitipia nera o
simil platinotipia.
Il
terzo gruppo è invece quello delle tecniche ai bicromati alcalini e
qui troviamo: la stampa al carbone, l'oleotipia, la stampa al
carbone, la
gomma bicromatata.
Montanari
si trova suo agio con la stampa alla gomma bicromatata ed ha deciso
di dedicarsi prevalentemente a questa tecnica che richiede una certa
manualità. Il
laboratorio è costituito da
strumenti semplici: foglio da disegno, un negativo di grande formato,
colori ad acquarello,
o
pigmenti,
pennelli, colla di pesce, gomma arabica, bicromato di potassio, un
misurini
graduati,
bacinelle di plastica, acqua, guanti di gomma, la luce del sole o un
bromografo a luce UV, una montatura a pressione che tenga a contatto
il negativo e la carta da impressionare e poco altro.
Questa
tecnica fu in uso dal 1860 al 1920, ma da una ventina d'anni a questa
parte, questo metodo sta tornando in voga tra molti appassionati ed i
fotografi che vogliono offrire qualcosa di speciale ai loro clienti.
Questo
tipo di stampa viene ripetuto più volte sullo stesso foglio con vari
passaggi ed il negativo messo a registro, da almeno 3 aghi, richiede
concentrazione e riflessione.
Con
questo modo di procedere non si può tornare sui propri passi come
schiacciando un bottone: quello che è fatto è fatto e se si sbaglia
bisogna ricominciare da capo, ottenendo un risultato diverso ogni
volta, a seconda di come si stende la gomma e di ogni altra cosa che
si fa, perché in un'attività manuale ogni gesto diventa unico.
La
fotografia è un unione di 2 processi, uno ottico e l'altro chimico:
la luce forma l'immagine, la chimica la fissa e la connota, a seconda
della reazione che produce.
A
questo punto della serata c'è stato un piacevole interludio musicale
in cui Charlotte Zeiher ha suonato al pianoforte La fanciulla con i
capelli di lino di Debussy.
Margherita, una partecipante all'incontro, ha modo di cimentarsi nella stesura dell'amalgama fotosensibile ed in altre fasi del processo creativo dell'immagine, sotto la direzione di R. Montanari
Riassumo
le fasi operative
Per
prima cosa bisogna trattare il foglio di carta da disegno al cotone
100% con una soluzione di gelatina di colla di pesce che serve per
rendere la carta meno deformabile e poter mettere a registro
l'immagine, nelle successive fasi di stesura di gomma arabica sul
foglio.
La
gelatina viene sciolta in una soluzione d'acqua tiepida a circa 40°
C. di temperatura, dopodiché il foglio su cui verrà stampata la
fotografia è tenuto in ammollo per 10 minuti.
Terminata
questa fase, si cola il foglio e lo si mette ad asciugare in un
armadietto asciutto, al buio.
Otre
che ad evitare le deformazioni della carta dopo diversi passaggi, la
collatura serve anche a mantenere i bianchi puliti.
Questa
tecnica, come tutte le tecniche antiche è soggettiva, ogni
stampatore ha il suo metodo ed i suoi segreti. Si passa poi alla
sensibilizzazione del foglio.
La
gomma arabica in polvere va colorata sciogliendola in acqua
distillata insieme a pigmenti o colori ad acquarello.Il bicromato di
potassio (sostanza da usare con attenzione, da non respirare, non
ingerire e
non tenere a contatto della pelle per la sua tossicità e sospetta
cancerogenità) in polvere va sciolto all'11% in acqua. Se ne usano
circa 2 o 3 C.C. Si mescola l'amalgama della gomma colorata con il
bicromato di potassio e si stende questa miscela sul foglio di carta
con un pennello. Il foglio poi viene messo a contatto con l'emulsione
del negativo di grande formato che potrà essere una pellicola
fotografica, oppure un acetato speciale stampato con una stampante a
getto d'inchiostro, in un torchietto. Si tratta di fogli di Pet un
po' lattiginosi chiamati
acetati pittorici. La gomma arabica in presenza del bicromato di
potassio s'indurisce alla luce del sole o di lampade UV. Le parti
bianche del negativo lasciano passare la luce e faranno indurire la
gomma, quelle nere invece non lasceranno passare luce, pertanto
daranno luogo alle parti bianche della fotografia che si
scioglieranno più facilmente rispetto a quelle nere che si saranno
indurite.
Una
volta che il foglio di carta con l'amalgama di gomma, colorante e
bicromato di potassio viene immerso nell'acqua, le parti più chiare
si sciolgono. L'acqua nella bacinella è a temperatura ambiente.
Le
gomme hanno profondità perché sono state stese in più strati,
volendo si può stendere anche solo uno strato, ma naturalmente, più
strati si stendono, più interessante diventerà l'immagine finale.
Generalmente si fanno 4, o 5 passaggi. I colori si possono anche
mischiare con stesure diverse in ogni passaggio, o cambiare le
proporzioni
dell'amalgama,
in modo da rendere il colore della gomma bicromatata più o meno
densa, oppure in modo da ottenere una specie di quadricromia che dà
luogo a fotografie a colori.
Stesura della gomma sul foglio
Questa
tecnica piace molto, proprio per l'intervento manuale che
personalizza il risultato finale.
Una
spennellatura aiuta ad accellerare i tempi per togliere gomma
dall'immagine. Un'altra soluzione che aiuta ad agire sui toni
dell'immagine consiste nel concentrare un getto d'acqua su quelle
zone che si vogliono ammorbidire o alleggerire.
Van
Dyke Brown
Questa
è una tecnica abbastanza semplice ai sali di ferro.
Si
prepara un amalgama (in luce attenuata) di ferrocitrato ammoniacale +
nitrato d'argento + acido tartarico da stendere sulla carta (in luce
attenuata) che potrà essere collata o meno con la gelatina di pesce,
o anche semicollata per tecniche miste in cui è previsto un cambio
di colore. L'amalgama va mescolato con una bacchetta di vetro perché
gli strumenti metallici possono inquinare l'emulsione.
Anche
in questo caso si mette la carta sensibilizzata a contatto con il
negativo di grande formato in un apposito torchietto, si espone in un
bromografo per circa 2 minuti di tempo e si sviluppa in acqua. Si
lava, si fissa in iposolfito di sodio, si lava fino ad eliminare
l'eccesso di iposolfito e poi si asciuga all'aria appendendo il
foglio con una molletta ad un filo, od in altro modo.
I prodotti chimici utilizzati in questa tecnica vanno maneggiati con attenzione evitando inalazione, ingestione e contatto con la pelle.
I prodotti chimici utilizzati in questa tecnica vanno maneggiati con attenzione evitando inalazione, ingestione e contatto con la pelle.
Fissaggio in bacinella del Van Dyke Brown realizzato durante la dimostrazione in biblioteca
Chi
è Roberto Montanari
Nasce
a Sestri Levante nel 1957 ed in questa città della riviera ligure
vive e lavora. Si appassiona alla fotografia all’inizio degli anni
ottanta, dedicandosi particolarmente al bianco e nero.
Intorno
alla metà degli anni novanta si avvicina ai “primi sguardi”
della fotografia e, affascinato dalle possibilità
creativo/espressive e dalla manualità racchiuse nelle antiche
tecniche di ripresa e di stampa, ha iniziato a praticarle. Si dedica
alla stenoscopia, alla fotoceramica, al Van Dyke Brown ed alla gomma
bicromatata. Nel 2004
entra a far parte del gruppo Rodolfo Namias e nel 2006 con Lanfranco
Colombo organizza il festival della fotografia “Sestri Levante –
Una penisola di luce” e le edizioni successive. Ama il reportage,
sia che si tratti di pura documentazione che di quello che vuol
proporre attraverso la visione di situazioni, luoghi o eventi, riflessioni
più intime, spesso personali. Per comunicare i suoi pensieri ed
emozioni, per aumentarne la profondità, per trasmettere con forza
ciò che sente utilizza spesso la tecnica della gomma bicromatata.
Cerca di coniugare un certo stile “moderno” che ha nel modo di
vedere con la tecnica antica che gli permette, attraverso “gomme
multiple” di ottenere matericità e a restituire profondità, resa
tonale e sovente un certo senso di mistero. Tony Graffio
English text
English text
Camera Chiara
Saturday, September 27th,
2014, at the public library of Dergano-Bovisa a quarter of Milan, it
had been a meeting with Roberto Massari, an expert of antique
photographic techniques who has shown, in about 3 hours, the story of
the major discoveries that have led photography to obtain images on
cotton paper using the technique of gum bichromate and the procedure
called Van Dyke Brown, to finally give a practical demonstration in
front of the public interested at the event.
The opportunities to make
contact with anyone involved in these practices are quite rare, so I
went to attend this evening organized by the association Camera
Chiara and its president, Giacomo Fognini, who have been promoting
an exhibition of cultural events well articulated in this public
space.
The meeting in which I
participated was dedicated to a couple of antique printing techniques
because at the time of the pioneers of photography did not exist
photographic papers such as we understand it today, and every
photographer was preparing himself the kind of support that had the
desired characteristics.
With the advent of the
photographic industry and of modern printing methods, many techniques
have gone into disuse, while useful knowledge to prepare the
sensitive media are slowly been forgotten. It 's only thanks to the
passion of some people, and their love for traditional photography
that it was possible to rewrite some old recipes and put them into
practice to get unique copies of images that evoke the aesthetic
tastes of the past. These works, as well as satisfy our craving for
beautiful things, give us clear evidence of the genius of exceptional
men who expressed their professional competence at the same time by
combining insight, will and good manual skills, talents today hardly
found in one person.
Camera Obscura
Unlike what usually
occurs in total darkness, or nearly so, to the darkroom techniques,
preparation, preparation of the emulsion, the alignment of the
negative, development, fixing, or all the steps necessary for
obtaining a release to the gum bichromate and Van Dyke Brown, can be
made in the light of ordinary bulbs, because it's only ultraviolet
light which hardens the gum bichromate and that impresses the
emulsion used for the Van Dyke Brown.
This possibility, which
has made it much more enjoyable the first practical demonstration of
the Mountanari who spoke to the audience, explaining some of his
personal thoughts as he recalled the most important stages in which
researchers, in about 150 years, they got the results of scientific
relief
The evening was divided
into two distinct phases, a mainly theoretical/narrative/ descriptive
and another practice. I quote here a summary of my notes on the
intervention with the addition of further my research on the subject.
Some interesting
passages
The Arabs, including the
X and XI century were among the first to realize the dark room with
the intent to observe the eclipse of the sun, thanks to the principle
that an image is formed by light rays that pass through a small hole
The first to speak in a
scientific manner of the principle of the camera obscura was Leonardo
da Vinci in the Codex Atlanticus, linking its operation to the human
eye.
There were then
post-Renaissance and Renaissance painters, including the painters of
Venice (Canaletto) and the Flemish to resort to the use of the camera
obscura to achieve their paintings.
The exemplification of
the principles of darkroom is pinhole photography.
To realize an image with
this technique may be sufficient even a simple cardboard box suitably
darkened inside and on which is drilled a small hole. Inside the box
in the wall opposite the hole is where is placed the photosensitive
material (photographic paper or film).
The small hole will allow
the passage of a "virtual" single ray for each point of the
illuminated subject. The sensitive material is then developed and
treated as in the development of a normal print in black and white.
In order to better
understand some of the concepts of the camera obscura, the spokesman
has brought and shown to people attended the seminar some simple shoe
boxes and tin box from cookies that he uses to make the shoot pinhole
and then showed the results.
He showed several
photographs stating that the boxes could be charged with sheets of
paper with photosensitive films (the latter option of course more
expensive for obvious reasons). From the negative results can then be
obtained prints with both traditional methods (darkroom) or via
modern digital printing systems with acquiring the negative scanner.
Montanari with the members of the association Carpe Diem of Sestri
Levante frequently make educational demonstrations at the elementary
and middle schools, and prepare to do what so many "cameras"
with photo paper that is a good way to get good results at low cost.
For those interested in
exploring the technical issues of the pinhole, please consult the
page of Richard Gazzarri teaching.
http://www.riccardogazzarri.it/Did_Pin-hole/Pin-hole02.html
where you will find lots
of useful technical information to make good photographs and
appliances.
The origins of
photography
Montanari quotes this
sentence from JW Goethe "Each one sees what he carries in his
heart," saying that for him photography is emotion, or at least
a medium which serves to express and communicate emotions to others.
The photograph comes at a
time when you are unable to permanently fix the ephemeral image of
the camera obscura.
In the seventeenth
century, Johann Heinrich Schulze was the first who studied the
photosensitivity of silver salts and with his experiments he was able
to get the first copy in the negative, by placing a sheet of paper
with a drawing on another sheet of paper sensitized with lime and
silver nitrate.
Towards the end of 1700,
Thomas Wedgwood, a British scientist, first to use silver nitrate and
managed to get a kind of photogenic drawing that was then observed
and observing others in subdued light, not to dispel the image too
quickly, because we still do not managed to fix the images in a
stable manner.
It was the Frenchman
Nicéphore Niépce, in an attempt to improve the lithographic
techniques that introduced the use of copper plates, instead of
blocks of stone slabs on which lay the bitumen of Judea and exposed
to sunlight for 8 hours, thus obtaining a copy of the image of
Cardinal George d'Ambois. The bitumen hardened and remained weakly
fixed, thanks to a
solution of water and salt.
It was the meeting
between Niépce and Louis Daguerre and their collaboration, not
always easy to lead, to join the discovery of other chemicals, such
as mercury vapor, which proved to be valid to be able to get good
photographs. It was Daguerre who, continuing the work of the partner
Niépce perfected the first procedure able to record faithfully and
stably the image of the camera obscura. In 1839, with the publication
of studies on daguerrotipia is considered to born a new science, or
art, photography.
At the same time, it was
important the contribution of other scientists such as William Harry
Talbot who with his calotype gave way to produce a negative from
which to pull other copies, and the chemist and astronomer John
Herschel that with the introduction of sodium thiosulphate finally
gave the opportunity to make images stable over time, removing the
unexposed silver halide.
Herschel was also the
inventor of the cyanotype and the one who suggested the terms of the
positive and negative to indicate the products of the shooting and
the press. The basic idea for spreading the use of photography was
made possible thanks to the use dell'iposolfito sodium, a salt that
is still used for these purposes. Although the recovery is always
performed with light-sensitive silver-based compounds, in later
years, the techniques of printing multiplied enormously, both under
the pressure of
a search for greater
image stability over time, both in an attempt to accredit the
photograph as a noble art, like painting.
In photography, printing
techniques used are many, each of us can find the best way to convey
better what is closest to their own way of feeling the world around
them, or to express their feelings.
We can distinguish three
main groups of ancient techniques of photo printing, we can ascribe
the silver techniques in the first as daguerrotipia, calotype, salted
paper and albumen paper.
In the second group we
can put the ferric salts technics: cyanotype, Van Dyke Brown,
platinopalladiotype, callitipia black or like platinotype.
The third group is
instead one of the techniques to bichromates alkaline and here we
find: the carbon print, the oleotipia, the carbon print, the gum
bichromate.
Montanari is comfortable
with the gum bichromate printing and decided to devote himself mainly
to this technique which requires some skill. The laboratory consists
of simple tools: drawing paper, a large-format negative, watercolors,
or pigments, brushes, gelatin, gum arabic, potassium dichromate, a
graduated measuring cup, plastic bowls, water, rubber gloves,
sunlight or UV light in a contact printer, a frame to keep in contact
pressure that the negative and paper to impress and little else.
This technique was in use
from 1860 to 1920, but for twenty years now, this method is making a
comeback among many fans and photographers who want to offer
something special to their customers.
This type of printing is
repeated several times on the same sheet with various steps and put
the negative to register for at least 3 needles, requires
concentration and reflection.
With this approach you
cannot retrace your steps as pushing a button: what's done is done
and if you fail you have to start over, getting a different result
each time, depending on how you hang the rubber and each other thing
that you do, because in a manual task every gesture becomes unique.
The photograph is a union
of two processes, one optical and the other chemical: the light
forming the image, the chemistry and the fixed connotes, depending on
the reaction that produces.
At this point in the
evening there was a pleasant musical interlude in which he played the
piano Charlotte Zeiher The girl with hair of flax Debussy.
Summarize the operational
phases
First you need to treat
the sheet of drawing paper to the 100% cotton with a jelly solution
of gelatin that is used to make the paper less deformable and able to
put the image in register, subsequent stages of gum arabic writing on
sheet.
The gelatin is dissolved
in a solution of warm water at about 40 ° C. temperature, after
which the sheet on which is printed the photograph is held to soak
for 10 minutes.
After this phase, it runs
off the sheet and put it to dry in a dry cupboard, in the dark.
That bottle to prevent
the deformation of the paper after several steps, the sizing is also
used to keep the white clean.
This technique, like all
ancient techniques is subjective, every printer has its own method
and its secrets. He then goes on to raise awareness of the sheet.
Gum arabic powder
dissolution in distilled water should be colored with pigments or
colors to acquarello. The potassium dichromate (substance to be used
with care, do not breathe, do not swallow and do not keep in contact
with the skin for its toxicity and suspected carcinogenicity) powder
must be dissolved in water to 11%. If you use about 2 or 3 D.C. It
mixes the amalgam of colored rubber with potassium dichromate and is
spread this mixture on the sheet of paper with a brush. The sheet is
then placed in contact with the emulsion of the negative of large
size which may be a photographic film, or a special acetate foil
prnited with an inkjet printer, in a printing frame. These Pet sheets
are a bit milky are called pictorial acetates. Gum arabic in the
presence of potassium dichromate hardens in sunlight or UV lamps. The
white parts of the negative let pass in the light will harden the
gum, the black ones instead do not let you pass light, therefore give
rise to white parts of the image that will melt more easily than the
black ones that you will be cured.
Once the sheet of paper
with the combination of rubber, dye and potassium dichromate is
immersed in water, the lighter parts dissolve. Water in the basin is
at room temperature.
The gum have depth
because they have been put forth in several layers, if you want you
can stretch out even just one layer, but of course, the more layers
you stretch, the more interesting will become the final image.
Generally you do 4 or 5 steps. The colours can also be mixed with
different drafts in each step, or change the proportions of amalgam,
in order to make the colour of the dichromate gum more or less dense,
or so as to obtain a kind of four-color process that gives rise to
color photographs.
This technique is really
nice, just for the manual intervention that customizes the final
result.
Brushing helps to speed
up the time to remove rubber from the image. Another solution that
helps you to act on the tones of the image is to focus a jet of water
on those areas that you want to soften or lighten.
The last step is the
drying.
Van Dyke Brown
This is a technique quite
simple at iron salts.
To Prepare an amalgam
(under subdued light) of ferrocitrato ammoniacal silver nitrate +
tartaric acid to spread on the paper (under subdued light) which may
be sized or less with fish gelatine, or even halfglued for mixed
techniques in which it is provided a colour change. The amalgam
should be mixed with a glass rod for metal instruments can
contaminate the emulsion.
In order to improve the
richness of the intermediate tones, it is advisable to apply a second
time the emulsion after the first draft has dried. Even in this case
it puts the sensitized paper in contact with a large format negative
in a special printing frame, is exposed in a contact printer for the
right amount of time and develops in water. Washes, fixed in sodium
thiosulphate, washed up to eliminate the excess of thiosulphate and
then air drying hanging the sheet with a clothespin to a wire, or
other manner.
The chemicals used in
this technical should be handled with care to avoid inhalation,
ingestion and skin contact.
Who is Roberto Montanari
He was born in Sestri
Levante in 1957 and in this city on the Ligurian Riviera lives and
works. A passion for photography in the early eighties, devoting
himself particularly to black and white.
Around the mid-nineties
approaches the "first looks" of photography and intrigued
by the possibilities creative / expressive and manual enclosed in the
ancient techniques of shooting and printing, started to practice
them. He is dedicated to pinhole, the photoceramic, at the Van Dyke
Brown and gum dichromate.
In 2004 he joined the
Rodolfo Namias Group and in 2006 with Lanfranco Colombo he is
organizing the "Sestri Levante - A peninsula of light"
photography festival and the subsequent editions. He loves the
reportage, whether it be pure documentation of what he wants to
propose through the vision of situations, places, or events,
innermost thoughts, often personal. To communicate his thoughts and
emotions, to increase the depth to convey what he feels strongly,
often uses the technique of gum dichromate.
He attempts to combine a
"modern" style that has to do with the way the ancient
technique that allows, through "multiple gums" to get
materiality and return depth, tonal, and often a sense of mystery. Tony Graffio
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