Franco Franzini con una sua fotografia che ritrae una schermitrice
Ho conosciuto un
fotografo di provincia che ha lavorato per un lunghissimo periodo
della sua vita per un quotidiano locale e anche per riviste mensili
ed altri ambiti che richiedevano la sua esperienza e l'utilizzo della
fotografia, come veniva intesa nel periodo in cui il fotografo era
riconosciuto come un abile creativo che agiva sia sul campo che in
studio, adoperando il proprio gusto e conoscenze tecniche non comuni.
Ascoltando direttamente
da Franco Franzini in cosa consisteva il suo lavoro ci si rende conto
dei grandi cambiamenti della nostra società, delle esigenze del
committente e della velocità con la quale si riuscivano a fare le
cose in passato, grazie al contributo di varie figure professionali
che ora sono completamente scomparse per lasciare spazio a poche
persone che gestiscono la stampa a rotocalco di quotidiani e riviste.
Il processo produttivo
per trasformare le fotografie in immagini da stampare su carta per
mezzo di matrici a rilievo è molto cambiato negli ultimi 30 anni, da
una tecnica fotomeccanica e chimica di tipo tipografico si è passati
all'uso del computer per le tecniche digitali che poi vedono
l'utilizzo di lastre di gomma, la flexografia.
Il sito stesso dove
avveniva gran parte del lavoro fotografico, di preparazione della
matrice e di stampa è oggi in condizioni di semiabbandono, è qui
che ho incontrato Franco per capire come avvenissero le cose un tempo
e subito m'è sembrato d'entrare in un mondo dimenticato che non
interessa più nessuno, dove il nostro fotografo continua a muoversi
come un unico essere sopravvissuto ad una epidemia che ha spazzato
via tutti.
In un ambiente
disordinato ed impolverato trovano ancora ricovero le attrezzature
che servivano ad illuminare ed a riprendere i soggetti, qua e la
montagne di negativi infilati in grandi sacchi, ma anche conservati
con più cura.
Vecchie fotografie
In una stanza si trova un
vecchio ingranditore Durst Laborator 3S con il piano basculante che serviva a stampare fino al formato di cm. 13X18 (5X7),
ma anche a riprodurre le immagini di cui si volevano preparare le
matrici di zinco per la stampa tipografica.
Il Laborator 3S
Moltissime fotografie qua
e là raccontano le storie di una vita trascorsa a documentare gli
avvenimenti che allietavano, divertivano o preoccupavano i
concittadini di Franco.
La piena del grande fiume
Le tipiche barche del Po
In un salone più grande,
su alcuni tubi d'alluminio, trova posto un fondale di carta che fa da
sfondo ai personaggi ed agli oggetti ripresi in studio, è ancora
presente un sistema d'illuminazione a luce diffusa, il bank aereo che
negli anni 1970 era stata una grande innovazione, ma che ora
utilizzano in pochi.
Una vecchia Fatif 13X18 è la fotocamera che Franco usa ancora oggi
In giro ci sono dei
mobili, libri, grandi lastre di zinco, caratteri di piombo, stativi,
vecchi corpi illuminanti ed altre cose. Non si riesce però ad
accendere la luce perché i recenti temporali hanno probabilmente
causato qualche corto circuito, pertanto restiamo per un po' in
penombra; poi Franco traffica con dei cavi e riesce a ripristinare
l'energia.
La camera oscura ed il Durst 609
In un'ultima stanza, un
po' più piccola c'è un'altra camera oscura con un altro
ingranditore Durst più piccolo: è un 609 che risale, come l'altro,
intorno alla fine degli anni 1960, ogni tanto viene ancora usato per
stampare i formati più piccoli, mentre il grande formato viene
stampato a contatto.
Scarto negativo
Scarto positivo
Vengo a sapere che negli
anni passati non c'era nemmeno bisogno della carta autopositiva, o
delle Polaroid, se si voleva realizzare subito una stampa, ad una
fiera, per esempio, o ad un altro evento pubblico in cui c'era la
necessità di consegnare subito una stampa all'interessato, si
fotografava il soggetto inserendo carta fotografica nello chassis,
poi lo si sviluppava in bacinella e dopo averlo fissato, lavato e
velocemente asciugato, lo si rifotografata con un'altro foglio di
carta in modo da ottenere un positivo.
Riesco a farmi dare un
foglio negativo da pubblicare sul blog, si tratta di uno scarto che
aveva contaminato con gli acidi mentre operava questa dimostrazione
lo scorso settembre a Castel San Giovanni, in mezzo a una gran folla
che forse lo disturbava nel procedere con i suoi sviluppi.
Morin
Per la città, il fiume è
fondamentale, Franco inizia a raccontarmi di tutta una serie
d'episodi e di personaggi che non esistono più, ma che lui ha
conosciuto e fotografato.
Un'altra sua passione era
lo sport ed il pugilato in particolare.
Un momento di un combattimento di boxe fissato dalla fotocamera di F. F.
Mi fa vedere la
fotografia che gli avevano fatto i suoi colleghi quando era andato
in pensione e tante altre immagini che fanno parte della sua storia.
Resto un po' perplesso
vedendo sacchi di plastica del tipo usati per buttare la spazzatura pieni di negativi e gli chiedo se me li può dare, ma lui dice che ne
posso scegliere un solo spezzone. Nonostante sia già tutto materiale
inservibile ed in pessime condizioni di conservazione, non se ne
vuole privare, non si sa nemmeno se al quotidiano qualcuno si ricordi
ancora che esista questo “archivio”.
Franco e alcuni vecchi negativi che ha pescato da un sacco della spazzatura
Ritengo che si tratti di
scatti che non sono mai stati utilizzati e che probabilmente il
giornale conservi solo quello che ha pubblicato, ma è una cosa che
penso tra me e me, per giustificare a me stesso quello che vedo.
Da una parte resto
perplesso, davanti a me c'è questo palazzo caduto nell'oblio ed uno spiazzo antistante che forse stanno solo attendendo d'essere venduti, ma
dall'altra resto affascinato nel vedere quest'uomo che continua a
mettere delle specie d'impalcature per puntellare un mondo che ormai
gli è già crollato addosso, senza che lui potesse impedirlo.
Forse, in realtà, stiamo
tutti vivendo un po' così di questi tempi nei quali non c'è dato di
sapere quanto può durare l'ultima tecnologia, o perché non esistono
più certezze su questo mondo e nemmeno di che cosa vivremo domani.
Finalmente, guardo
Franco, lo riporto bruscamente nel tempo presente decidendomi a
chiedergli quello che più mi interessa, per farmelo spiegare un po'
più nel dettaglio.
Forse, lui è un po'
deluso che io mi voglia far raccontare proprio uno dei passaggi del
suo lavoro che probabilmente per lui non erano tra i più esaltanti.
Alla sua epoca, comprendo
che si doveva lavorare tantissimo, di giorno si facevano i servizi
fotografici, poi si sviluppavano le pellicole ed infine, di notte
bisognava lavorare in tipografia per preparare le matrici delle lastre
di zinco che poi sarebbero servite ad illustrare le pagine del
giornale.
Per me si tratta di una
lavorazione che non conoscevo e non ho mai visto, così cerco
d'ascoltare con attenzione per capire se possa ancora essere di
qualche utilità conoscere questa tecnica conosciuta come
zincografia.
Un momento della vita lavorativa di Franco
<Per prima cosa
bisogna riprodurre la fotografia che si è scelto utilizzando
l'ingranditore, mettendo un reticolo tra la fotografia e la pellicola
lith. L'obiettivo dell'ingranditore (riproduttore) riprende la
fotografia, si mette il retino nel porta negativo e sopra la
pellicola da esporre; si illumina il soggetto da riprodurre e si
impressiona la pellicola lith, dopo si sviluppa la pellicola esposta
nello sviluppo lith, si otterrà così un'immagine con un reticolo in
mezzo di 25/40 linee/mm.
Una volta asciugata questa
pellicola negativa, la si pone a contatto con una lastra di metallo
sensibilizzata con una colla speciale, noi per esempio, usavamo la
Freuendorfer una colla sensibile tedesca. Si distribuiva questa colla
sulla lastra in modo uniforme per mezzo di una centrifuga e si faceva
asciugare il tutto. Poi veniva trasferita la negativa sulla lastra di
zinco proiettando l'immagine da stampare per mezzo di luci ad arco di
carboni che emettevano una luce UV. Si impressiona lo smalto con la
luce UV, dopo si prende questa lastra impressionata, si spoglia con
l'acqua per cuocerla ad una temperatura di 300° circa, finché
diventa marrone lo smalto, così che poi è pronta per l'incisione
all'acido nitrico che è diluito 1:4 – 1:5.
Buttata sulla lastra crea
degli alti e dei bassi, dove c'è lo smalto l'acido non incide,
mentre l'acido inciderà dove è andato via lo smalto scavando un
solco di una profondità che varia a secondo di quanto la si lascia
in immersione nell'acido.
Poi la lastra viene
tagliata e stampata.
Per stampare l'immagine
la si monta su una pagina, la si inchiostra e per mezzo di un torchio
si preme la carta sul cliché ed è così che esce la stampa sulla
carta.
Io facevo il cliché per
metterlo nella pagina del giornale.>
Pugilato Fotografia di F. F.
Questo è quello che mi
ha detto Franco Franzini, un fotografo come ce ne sono stati tanti,
un po' dappertutto in Italia e come tutti loro, un po' speciale.
Franco è nato il
15.4.1938, nel 1955 a 17 anni inizia a lavorare per la Libertà,
giornale col quale collabora per circa 60 anni, poiché ancora oggi
lui è considerato come una persona in grado di rendersi utile. Tony
Graffio
English Text
English Text
Franco Franzini
Photographer and Zincographer
I met a photographer from
the province who worked for a very long period of his life for a
local newspaper and also for monthly magazines and other areas that
needed his experience and the use of photography. Time ago the
photographer was recognized as a skilled creative acting in the field
or in the studio, using his own taste and not common technical
knowledge.
Listening directly from
Franco Franzini about his work we realize the great changes of our
society, the needs of the client and the speed with which you could
do things in the past, thanks to the contribution of various
professionals who now have completely disappeared to make room to a
few people who run the rotogravure printing of newspapers and
magazines.
The production process to
transform photographs into images to be printed on paper by means of
matrices relief has changed a lot over the last 30 years. From a
technical-mechanical and chemical type typographic we moved to the
use of computers to digital techniques which then see the use of
rubber sheets, flexography.
The site where it was
much of the photographic work of preparation of the matrix and the
print is today in conditions of semi-abandonment, that is where I met
Franco.
To have been here helped
me to understand how things worked in a newspaper until 30 years ago.
Now I seemed to enter into a forgotten world where our photographer
continues to move as a single surviving to an epidemic that has
swept away all.
In a messy and dusty
shelter, I still find the equipment that served to illuminate and to
record the subject. Here and there, I can see also mountains of
negative stuffed into large bags, but also preserved more carefully.
In one room there is an
old enlarger Durst Laborator 3S with a tilting plan that was used to
print up to the format cm. 13X18 (5X7), but also to reproduce the
images that you want to prepare arrays of zinc for letterpress
printing.
Many photographs here and
there tell the stories of a past life to document the events that
entertained, amused or worried about the fellow citizens of Franco.
In a larger room, on some
aluminum tubes, is placed a backdrop of paper that is the background
to the characters and objects taken in the studio, there is still a
lighting system with diffused light, the bank plane in years 1970 was
a great innovation, but now a few photographers use such light
system.
Around there are
furniture, books, large sheets of zinc, lead characters, tripods, old
light fixtures and other things. But you can not turn on the light
because the recent storms have probably caused some short circuit, so
we stay for a while in the twilight; then Franco toches some cables
and can fix the energy black-out.
The last room is a bit
smaller, here there is another darkroom with another smaller Durst
enlarger, it is a 609 that goes back, like the other, around the end
of 1960. Franco still uses occasionally it to print smaller sizes
format, while the large format are printed in contact.
I hear that in the past
photographers did not even have self positive paper, or Polaroid, if
you wanted to create print immediately, at a trade show, for example,
or at other public event where there was the need to immediately
deliver a print to the person, the subject were photographed by
inserting photo paper in the chassis, then it was developed in the
basin and after fixed, washed and dried quickly, you have to take
another picture with another sheet of paper to obtain a positive .
Franco gave me a negative
sheet to publish on the blog, it's a discard that had contaminated
with acids while operating this demonstration last September in
Castel San Giovanni.
For the city, the river
is crucial, Franco began to tell of a series of episodes and
characters that do not exist anymore, but he has seen and
photographed.
Another passion was sport
and boxing in particular.
He shows me the
photograph which had made his colleagues when he was retired and many
other images that are part of its history.
I'm a bit surprised of
seeing plastic bags of the type used to empty the garbage full of
negative and ask him if I can take them, but he says that I can
choose a single chunk. Although it looks all useless material and in
poor storage conditions, he did not want to lose his photographs, you
do not even know if in the newspaper someone still remembers that
there is this "archive".
I think this is of shots
that have never been used and that the newspaper probably keep only
what he published, but it is something that I think to myself, to
justify to myself what I see.
On one side I was
perplexed to see this building fell into oblivion and a forecourt
that maybe is just waiting to be sold, but on the other I am
fascinated to see this man who continues to try to save a world that
it has already collapsed on him, without he could do anything to stop
the time.
Perhaps, in reality, we
are all living a bit so i these days where there is no data to know
how much can last the latest technology, or because there are no more
certainties in this world, nor of what we will live tomorrow.
At his age, I understand
that you had to work a lot, you did the day of photo shoots, then
developed films and finally, at night you had to work in typography
to prepare arrays of zinc plates that later would serve to illustrate
the pages of newspaper.
For me it is a process
that I did not know and I have never seen, so I try to listen
carefully to see if it can still be useful to know the technique
known as zincography.
This is what Franco
remembers of that technique.
<First you need to
reproduce the picture you chose using the enlarger, putting a
mezzotint screen between photography and film lith. The goal of the
enlarger (player) takes the photograph, you put the screen in the
door and above the negative film to expose; lights to be reproduced
and exposing the film lith, after developing the exposed film in
development lith, so you will get an image with grid in the middle of
25/40 lines / mm.
When this negative film
is dried, the negative is contacted with a metal plate coated with a
special glue. We used the Freuendorfer, a sensitive German glue. This
glue is distributed on the plate in a uniform manner by means of a
centrifuge and later was drying.
Then it was transferred
to the negative on zinc plate projecting the image to be printed by
means of arc lights of carbon emitting UV light. It impresses the
enamel with UV light, after you take this plate impressed. It is
stripped with water.
The plate had to cook to
a temperature of approximately 300 °, until it becomes brown enamel,
so that it is then ready for etching by nitric acid which, usually
diluted 1: 4 - 1: 5.
Thrown on the plate, this
liquid creates ups and downs, where there is the acid does not affect
the enamel, while the acid will affect where you went away the enamel
digging a furrow to a depth that varies according to how much is left
in immersion in acid.
Then the plate is cut and
printed.
To print the image is
mounted on the one page, it is inked by means of a press and press
the paper onto the cliché and it is so coming out printing on the
paper.
I did the cliché to put
it on the page of the newspaper.>
Franco was born on April 15th 1938, in 1955 at age 17 he began working for La Libertà
(Freedom), newspaper with he collaborates for about 60 years, since
he is still considered as a person in a position to be helpful. Tony
Graffio